Only Murders in the Building: una terza stagione convincente che apre le porte per una quarta
Si è da poco conclusa la terza stagione di Only Murders in the Building, disponibile in Italia su Disney+. La brillante serie murder mistery si conferma vincente e continua a lasciare estasiati i fan. La seconda stagione si era chiusa con la risoluzione del mistero della morte di Bunny e con un piccolo salto temporale alla sera della prima a Broadway di una pièce teatrale diretta da Oliver (Martin Short), ma anche con l’entrata in scena di un nuovo cadavere.
La terza stagione inizia praticamente da dove l’avevamo lasciata, ma con un breve incipit. Infatti, viene introdotta Loretta, interpretata dall’attesissima Meryl Streep, un personaggio importante per la narrazione e molto curioso, che calamita la nostra attenzione e soprattutto incanta Oliver. La serata del debutto a Broadway, dello spettacolo diretto da Oliver, l’attore Ben Glenroy (un ottimo Paul Rudd) collassa sul palco chiedendo aiuto alla platea. A soccorrerlo arriva Charles (Steve Martin) e sotto shock seduti nel pubblico ci sono il regista, Selena Gomez e altri volti noti del palazzo sfortunato tra cui Howard (Michael Cyril Creighton).
Only Murders in the Building decide di aprire la scena in maniera immediatamente “scioccante”, catturando subito l’attenzione e l’interesse del suo pubblico e soprattutto facendolo calare nella storia, quasi come se l’attesa non fosse stata poi così lunga. La terza stagione continua infatti ad offrire un altro capitolo del podcast ricco di misteri, umorismo, personaggi affascinanti, plot-twist, depistaggi assurdi e un cast assolutamente eccezionale. Come nelle prime pagine di un dramma teatrale è utile anticipare alcuni dei personaggi: Noma Dumezweni è una critica teatrale spietata e molto temuta, Peter Bartlett è un regista dimenticato, Matthew Broderick interpreta un sé stesso così pignolo da portare gli altri allo sfinimento, Linda Emond è la produttrice dello spettacolo di Oliver insieme al figlio, Wesley Taylor, mentre Jeremy Shamos è il fratello goffo del grande attore Ben Glenroy, fino ad arrivare alla veloce apparizione di Mel Brooks nei panni di sé stesso.
La vera perla e punta di diamante della stagione è però Meryl Streep, che come sempre lascia abbagliati. Qui la diva interpreta una veneranda attrice che non ha mai trovato la fama, ed anzi è sempre stata relegata a ruoli di comparsa o addirittura ignorata. Oliver/Martin Short ne coglie il talento, non rendendosi conto però di quante questioni complicate e irrisolte possa nascondere quella dolce, fragile e affascinante signora.
La terza stagione di Only Murders in the Building sembra infatti voler mettere in piedi un teatro delle ombre. Il confine tra realtà e finzione è ancora più labile, ci sono più sospettati, più omicidi e più tentativi di uccisioni, i fantasmi del teatro e una seconda importante linea narrativa, che solo nel finale verrà svelata come la strada per una quarta stagione. Nulla infatti viene lasciato al caso, la narrazione scorre veloce e soprattutto in maniera avvincente. Ogni finale di episodio è scritto con un ottimo cliffhanger, anche se ormai il binge eating è una cattiva abitudine.
In Only Murders in the Building ogni dettaglio richiederebbe molta attenzione. È infatti impressionante la maestria di Steve Martin e John Hoffman nel bilanciare il mistero e la commedia durante la ricerca degli indizi per risolvere il nuovo omicidio nell’edificio di Arconia. In questa stagione si sente il peso del titolo della serie e continuare a rimanere ancorati al palazzo maledetto è difficile, ma a quanto pare davvero possibile. La chimica del trio formata da Martin, Short e Gomez è ottima anche nella fase centrale della stagione, durante un periodo di crisi del team. Qui prendono quasi pieno possesso della scena Meryl Streep e Paul Rudd, ma il tutto viene vissuto come un normale corso degli eventi. Only Murders in the Building sembra voler parlare dell’inevitabile distacco dovuto alla differenza di età e di percorso dei protagonisti. Il personaggio di Mabel (Selena Gomez) è in piena crisi, non sa cosa fare della sua vita e non potrà neanche più vivere ad Arconia vicino ai suoi amici che non se la passano poi tanto meglio.
L’amicizia può vincere e sopravvivere alle difficoltà della vita e così può fare anche la serie che ha alcuni momenti un po’ deboli dovuti al fatto di non vedere la squadra Charles, Oliver e Mabel affiatata e sempre in scena.
Quindi Only Murders in the Building, come era già successo, a momenti esilaranti e ad una comicità estremamente raffinata alterna momenti di fragilità emotiva molto profonda e cupa, ma che comunque non appesantiscono il racconto. I nuovi personaggi portano originali sfumature alla trama, contribuendo al fascino generale della serie. Infatti, alla voice over del podcast, si sostituiscono i racconti dei personaggi sospettati che aggiungono ulteriore interesse e suspence alla trama. Un altro punto di forza è che la serie si rinnova continuamente e dalla sola ambientazione nell'edificio Arconia, ormai diventato un personaggio a sé stante, si unisce lo sfondo del teatro di Broadway. Ora non ci resta altro che aspettare di scoprire quando sarà pronta la nuova stagione e soprattutto cosa riserverà il futuro per i nostri affascinanti detective improvvisati.