Before: un tuffo nel delirio

Apple Tv sin dalla sua apparizione ha sempre prediletto tra le sue proposte un filone thriller/horror che virasse a volte verso il distopico, altre verso l’onirico. Tra le ultime novità del 2024 è apparsa la serie Before che sembra voler portare all’estremo tutti i caratteri tipici del genere, quasi per premiare con fuochi d’artificio lo spettatore fedele che dal genere è conquistato se non addirittura ossessionato. Ideato da Sarah Throp, prodotto da Billy Crystal e da lui trasformato in autentico creepy one man show, risulta affascinante quanto respingente.

Eli (Billy Crystal) è uno psichiatra alle porte della pensione che convive con il trauma del suicidio della moglie malata di cancro. Il suo nuovo paziente, un bambino di otto anni, Noah (Jacobi Jupe) in preda a strane e inquietanti sindromi e attacchi psicotici, sembra conoscere troppo della vita privata del suo medico ed essere strettamente connesso alla sua storia familiare.

Non ci sono dubbi, fin dai primissimi fotogrammi dell’episodio pilota si evince che la caratura della produzione sia quella di indagare i meandri della mente umana e i suoi funzionamenti contorti, nel caso specifico aggrovigliati talmente tanto ai fenomeni paranormali da rendere difficile la separazione tra i due elementi. Paure, visioni, suggestioni, ricordi scattano e si amplificano ad ogni rumore, voce, uso improprio di un oggetto qualunque. Eli, è terrorizzato dall’acqua e dal rumore delle gocce che lo riportano al ritrovamento del corpo esanime della consorte nella vasca da bagno, Noah, invece, sente voci, vede strani animali striscianti avvicinarsi a lui e perde i sensi in preda a spasmi e convulsioni che farebbero pensare a connessioni. Il rapporto medico-paziente diventa talmente forte da sfociare in transfert veri e propri secondo cui Eli e Noah diventano quasi una stessa entità.  Tre passi nel delirio, recitava il titolo italiano di un noto film collettivo degli anni Sessanta, con Before si giunge a un tuffo di testa nel delirio, sconclusionato e ininterrotto: quello che dovrebbe essere un puzzle da ricomporre per raggiungere una spiegazione – seppur irrazionale – precipita nella caduta libera, senza appigli, in un baratro fatto di immagini tanto affascinanti quanto prive di significato che creano spaesamento e noia. Ridondante e incomprensibile, macchinoso e poco incisivo nel suo incedere zoppicante lungo dieci episodi che, pur avendo una durata di soli trenta minuti risultano infiniti. La serie è totalmente incentrata sul personaggio di Billy Crystal (altra peculiarità delle produzioni Apple che cercano sempre di valorizzare e sfruttare fino allo stremo il grande nome che appare in locandina), un uomo provato, interpretato da un attore che sembra a sua volta chiedere tregua e pietà, intontito e inebetito dagli scossoni di una sceneggiatura e una regia che prende il volo, perdendo ogni attrattiva e legame con la coerenza narrativa.

Uno scontro scienza vs paranormale per spiegare che non esistono verità assolute, che la scienza è fallibile e che l’inspiegabile è una possibile interpretazione di ciò che non conosciamo. I traumi ci accompagnano e ci segnano, dicono molto di noi, di chi eravamo e ci spingono verso una possibile versione di noi più consapevole. Tutto ciò è appena accennato in Before, e non perché ci sia uno specifico invito all’approfondimento rivolto allo spettatore, quanto piuttosto perché è l’incapacità di andare oltre al sensazionalismo dell’immagine a frenare ogni tentativo di approfondimento. Apple continua a sottovalutare il fruitore della piattaforma, a dare per scontato che la superficie della “sostanza” sia sufficiente per fare presa, per definirsi fini intenditori del genere, del cinema, del divismo, ed invece persevera nel confezionare prodotti di dubbio gusto che mettono in ridicolo gli interpreti e fanno perdere credibilità al brand.

Indietro
Indietro

Omaggio a David Lynch: dove vedere le sue opere in streaming

Avanti
Avanti

Cent’anni di solitudine: un dagherrotipo del romanzo