Berlino Codice Rosso: il medical drama che svela le sfide del pronto soccorso

Il pronto soccorso è un limbo, un luogo in cui entri con un’urgenza estrema ma da cui non sai come, quando e se ne uscirai. Il tempo si dilata una volta seduto sulle sedie - sempre che vi si trovi posto - tra dolori lancinanti e mancanza di risposte, mentre il team di dottori cerca di fare il possibile per rispondere in modo ordinato ed efficace alle emergenze di tutti lottando contro il tempo che scorre inesorabilmente. Berlino Codice Rosso, una nuova produzione tedesca per Apple TV+, mostra, come ER - Medici in Prima Linea allora e The Pitt adesso (la nuova serie del team di ER, nonché suo sequel spirituale, ancora purtroppo inedito in Italia), un equilibrio difficile tra desiderio di aiutare il prossimo e il ritmo martellante delle emergenze, che si accumulano e spesso fagocitano la persona dietro il medico.

Nata dall’esperienza diretta in ospedale del suo co-creatore, Samuel Jefferson, ora passato a tempo pieno alla drammaturgia, che firma la serie insieme a Viktor Jakovleski, Berlino Codice Rosso assomiglia a This Is Going to Hurt (Disney+), che partendo in modo non molto dissimile dall’autobiografia del ginecologo Adam Kay guardava a una quotidianità annullata fatta solo di fluidi corporei, di urla e di decisioni tra vita e morte. Il mondo esterno, quello che si intravede dalle porte del pronto soccorso, non è uno spettro che insegue il team del KRANK - abbreviazione di Krankenhaus Neukölln (il distretto di Berlino che l’ospedale ricopre) ma piuttosto una presenza invasiva che talvolta pregiudica il loro stesso impegno.

Non ci troviamo di fronte a supereroi: i dottori in Berlino Codice Rosso sono esseri umani che cercano di sopravvivere in un cruento Far West, anche con rimedi estremi. La prima volta che incontriamo uno dei suoi protagonisti, il dottor Ben Weber (​​Slavko Popadic), sta per farsi investire fuori da una discoteca dove ha consumato una misteriosa comba di droghe e la mattina dopo si presenta a lavoro, ancora in evidente stato di alterazione come se nulla fosse. Uno dei mantra al KRARK è “se non puoi lavorare con la sbornia, non puoi essere un chirurgo traumatologico”.  In questo mondo anarchico arriva come nuovo capo-reparto Suzanna Parker (Haley Louise Jones), proveniente da una realtà agli antipodi, da un ospedale di Monaco dove lavorava in geriatria. È per il KRANK il quinto capo nel giro di pochissimi mesi e l’atteggiamento inizialmente propositivo e poi lentamente sempre più autoritario di Suzanna non è accolto a braccia aperte. 

La camera segue i dottori come un reporter in guerra, mentre corrono tra una stanza e l’altra, cercando di tenersi in piedi nonostante turni eterni. La natura claustrofobica del racconto si allenta con l’avanzare degli episodi e l’insediarsi delle idee di Suzanna nel KRANK, lasciando spazio a una profonda malinconia verso un sistema in rovina, almeno tanto quanto l’ospedale dove sono costretti ad operare. Berlino Codice Rosso è una serie erratica, talvolta ripetitiva nonostante la varietà di emergenze, che tuttavia riesce con una cruda schiettezza a mostrare come i supereroi dei nostri giorni siano costretti all’autodistruzione pur di portare avanti il loro dovere morale. Non cerca di addolcire la pillola, mostra la realtà così com’è con uno stampo quasi documentaristico e un’ironia fugace. Non è una visione semplice, dopotutto il medical drama in questa veste così reale e anti-drammatica rappresenta l’anti-binge television: Berlino Codice Rosso richiede attenzione, non solo spettatoriale ma anche sociale, denunciando un silenzioso martirio che non ha tutela alcuna.

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