Dieci Capodanni: la Serie che conquista RaiPlay e il pubblico Millennial
Settembre 2024, Lido di Venezia, Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Insieme alle centinaia di film presentati nelle diverse sezioni, ci sono, come negli ultimi quattro o cinque anni, anche le serie televisive d’autore. Oltre all’acclamatissima M - Il figlio del secolo di Joe Wright, a Disclaimer di Alfonso Cuarón e a Familier som vores di Thomas Vinterberg, è stata presentata anche Los años nuevos di Rodrigo Sorogoyen, Sara Cano e Paula Fabra.
Quest’ultima, prodotta per la piattaforma spagnola Movistar Plus+ e la franco-tedesca Arte France, è passata - ingiustamente - in sordina al Festival, nonostante il grande nome di uno dei suoi ideatori, Rodrigo Sorogoyen, già autore di Che Dio ci perdoni, Il regno, Madre, e del sorprendente thriller As bestas, oltre che di diversi prodotti seriali, tra cui Antidisturbios, che segue le vicende di sei agenti della polizia antisommossa di Madrid.
Fortunatamente, con una mossa quanto mai lungimirante e che strizza l’occhio a noi amanti di una serialità più autoriale, RaiPlay ha deciso di distribuire questa meravigliosa serie spagnola con il titolo italiano Dieci Capodanni. E mai decisione poteva essere più azzeccata, dato che il titolo si colloca ancora tra i più visualizzati della piattaforma.
Tra un passaparola e l’altro e una copertura stampa molto ampia - che continua ancora dopo quasi due mesi dal rilascio dell’intera serie - Dieci Capodanni ha conquistato il cuore delle spettatrici e degli spettatori, soprattutto Millennial. Perché sì, questo è un prodotto che racconta ed è rivolto nello specifico a quella generazione, la più colpita forse dalle incertezze e dagli stravolgimenti politici, sociali, ambientali, culturali, nonché emotivi, degli ultimi anni.
Protagonisti sono Óscar e Ana, nati rispettivamente il 31 dicembre del 1985 e il 1° gennaio 1986, ed è sui loro compleanni che si dipana tutto il corso di quello che vediamo della loro storia, dalla notte di Capodanno del 2016 in cui compiono 30 anni e si incontrano per la prima volta, fino all’ultimo giorno del 2024, esattamente dieci anni dopo. Ogni puntata mostra, anno dopo anno, un episodio della vita dei due giovani, come coppia o come singoli individui, attraverso le diverse sfaccettature dell’esistenza: non solo amore, ma anche amicizia, relazioni familiari, lavoro, dimensione psico-emotiva, paure e incertezze sul futuro, cambiamenti, realizzazioni e fallimenti.
Ciò che colpisce subito, proprio dalle prime scene della prima puntata e che continua per tutto il resto della serie, è il senso di realtà, e dunque di immedesimazione, che viene trasmesso. Quello che sperimentano Ana e Óscar è quello che chiunque di noi potrebbe vivere, e la messa in scena e le scelte registiche riescono a restituire totalmente questo senso di spontaneità e naturalezza, ma non per questo privo di contraddizioni e frustrazioni. Nel quinto episodio, dove si innesca nella coppia una crisi che pare irrisolvibile, infatti, Ana stessa afferma che “tutti noi proviamo a fuggire dalla realtà”.
I due personaggi, pur all’apparenza molto diversi - Ana è spontanea, libera e sognatrice, Óscar cervellotico, riflessivo e generoso - sono profondamente simili, tormentati dai loro stessi desideri e dalla voglia a volte incontrollabile di stare insieme, a tratti ingestibile. Anche se ognuno alla propria maniera, entrambi sono bloccati dalla paura per il futuro e dalla consapevolezza di non riuscire ad essere pienamente compresi dalla persona che amano, in balia di una incomunicabilità che sembra non trovare mai una reale soluzione.
Il turbinio di vita e di emozioni sconcertantemente verosimile dei protagonisti è reso in una forma seriale completamente nuova: il pubblico non assiste a buona parte delle loro vicende, ma è partecipe solo di momenti ben precisi, che corrispondono appunto a ogni Capodanno nell’arco di dieci anni, con cambiamenti profondi e travolgenti non solo per loro, ma anche per tutte le persone che li circondano.
In questo romanzo audiovisivo a puntate si rimane col fiato sospeso, si gioisce e si soffre insieme ad Ana e Óscar, che compiono un percorso di crescita non solo anagrafico, ma soprattutto identitario, interpretato magistralmente dai due attori Iria del Rìo e Francesco Carril (il quale vedremo anche nel film Tre Ciotole, tratto dal medesimo libro di Michela Murgia e ora in lavorazione per la regia di Isabel Coixet).
All’inizio della storia Ana è una giovane donna che deve ancora capire cosa vuole davvero dalla vita (risuona per caso a qualcuno questa condizione esistenziale!?). Tutte le sue amiche sono “sistemate”, con un compagno o un marito, un lavoro stabile, figli in arrivo. Lei lavora in un bar e pensa di andare a fare un’esperienza di qualche mese in Canada. Mentre sta smontando dal turno della notte di Capodanno incontra Óscar che, dopo l’ennesima crisi con la sua fidanzata storica, rimane folgorato da lei e decide di seguirla a una festa con il suo amico Guille. Lui è un giovane medico, con una carriera promettente e una casa tutta sua: una stabilità materiale che non corrisponde però a una serenità emotiva e di sentimenti, probabilmente dovuta al trauma infantile del divorzio dei suoi genitori che inizialmente gli era stato tenuto nascosta.
Da quella prima avventurosa nottata insieme, i due iniziano una relazione che li coinvolgerà visceralmente negli anni a venire. Ogni aspetto della loro esistenza è analizzato, toccato in profondità, nulla viene trascurato: il loro rapporto personale con i rispettivi amici, famiglie, colleghi, e l’interagire dell’uno con le persone facenti parte della vita dell’altro; i loro stessi stati d’animo, i dubbi sulle scelte intraprese, le gioie, i dolori, i lutti; il loro essere entrambi altruisti e amanti del prossimo, ma a volte incapaci di sostenere anche solo se stessi.
Dieci Capodanni, attraverso il racconto di una storia d’amore tutt’altro che ideale ma che sa di verità, dà voce e rappresentazione a una generazione - quella dei Millennial - che, nonostante sia per lo più dominata dalla paura e da una continua e severa analisi di se stessa, ha ancora voglia di vivere e gioire, di provarci, nonostante tutto. E questa serie, nella sua schiettezza e, a volte, nella sua spietatezza nella rappresentazione dei sentimenti e delle fragilità umane, lascia però ancora spazio al coraggio e alla speranza.