The Residence: un giallo politico con influenze da Agatha Christie
Nel 2019, dopo aver diretto Star Wars: Gli ultimi Jedi, il regista e sceneggiatore Rian Johnson, tornò al genere mystery che aveva segnato gli inizi della sua carriera con Knives Out, un giallo nello stile di Agatha Christie condotto dall’eccentrico detective Benoit Blanc (Daniel Craig). Dopo i 300 milioni incassati dal film, Netflix scelse di acquisire due sequel per la modica cifra di 450 milioni di dollari. Il catalogo di una piattaforma di streaming non ha bisogno solo di grandi titoli, ma anche di suggerimenti affini, che accostabili in qualche modo a quella scintilla e che possano soddisfare un pubblico in astinenza.
The Residence, la nuova serie targata Shondaland, sembra nata proprio per compiacere un algoritmo che conosce in modo approfondito il pubblico e i suoi desideri, ma ha un grande privilegio. Non nasconde mai la sua natura derivativa e la sfoggia orgogliosamente lanciandosi in un pot-pourri fatto di omaggi, parodie e citazioni al genere giallo e ai curiosi detective fuori dagli schemi.
È infatti arrivato il turno di Cordelia Cupp (Uzo Aduba, vincitrice di due Emmy e cinque Screen Guild Awards per la sua interpretazione di Occhi Pazzi in Orange is the new black), una consulente detective per la polizia metropolitana di Washington D.C. con una curiosa passione per gli uccelli che usa come strumento per analizzare il mondo che la circonda.
Il caso al centro di The Residence non è sicuramente uno dei più semplici. È morto A.B. Wynter (Giancarlo Esposito), usciere capo per il presidente degli Stati Uniti. Alcuni sospettano in un suicidio, ma Cordelia Cupp non è convinta e sa che le indagini saranno molto lunghe.
Il problema principale è il luogo del delitto: non capita spesso di trovare un cadavere alla Casa Bianca nel mezzo di una cena di stato con il primo ministro australiano e la presenza straordinaria di Kylie Minogue (costretta a cantare sette volte il suo successo Can’t get you outta my head). L’edificio ha circa 132 stanze e l’arma del delitto o gli indizi potrebbero essere nascosti dovunque. Inoltre un’occasione del genere comporta un numero vertiginoso di potenziali sospettati e conseguenti interrogatori, fatti di bugie, dichiarazioni superflue e commenti distratti, tra il migliore amico del Presidente (Ken Marino) che cerca di ostacolare il lavoro di Cordelia Cupp e uno staff presidenziale che si muove praticamente inosservato
Disponibile dal 20 marzo su Netflix, la serie si muove tra la notte dell’11 ottobre, dove si sono svolte le indagini, e un’udienza in senato qualche mese dopo che prova a ricostruire realmente gli eventi di quella notte, in un intreccio che contestualizza, smentisce o rafforza quanto svelato pian piano dai personaggi.
The Residence, firmata da Paul Williams Davies (autore per Scandal e creatore di For The People), si appropria dei problemi dell’investigazione e li rende problemi strutturali della serie. Ogni minuto, specialmente nei primi episodi, la narrazione propone a raffica nuovi possibili sospettati al pubblico e l’effetto è più esasperante che intrigante. La serie funziona meglio quando le indagini trovano una dimensione più contenuta, concentrandosi sulla neonata partnership tra Cordelia e l’agente FBI Edwin (Randall Park), incaricato di controllare il suo lavoro. Oltre a un crimine centrale abbastanza debole, The Residence mostra presto di essere indecisa sul tono della narrazione: nonostante sia definita una screwball comedy dal marketing Netflix e il cast sia costellato da attori noti principalmente per commedie, la serie fatica a far ridere e le evidenti influenze da drammi politici come Scandal insieme a una lunghezza di 50 minuti per episodio le impediscono di trovare il ritmo necessario.
Dovesse essere rinnovata per una seconda stagione (diventando a tutti gli effetti un nuovo prodotto antologico), The Residence avrebbe bisogno di mantenere la sempre magnetica Uzo Aduba e rivedere tutto ciò che circonda la sua Cordelia Cupp, proponendo un caso più leggero a livello di presenze sullo schermo e maggiormente a fuoco narrativamente parlando.