Gigolò per caso: una gradita sorpresa nel panorama della commedia nostrana
Nonostante il trailer facesse presagire una natalizia cafonata anacronistica all’italiana, Gigolò per caso, remake della serie francese Alphonse, si rivela una gradita sorpresa nel panorama della commedia nostrana. Durante sei brevi puntate seguiamo il processo di crescita emotiva e personale di Alfonso Bremer, marito sensibile ma dalla scarsa personalità, che si ritrova a riallacciare i rapporti con l’assente padre per sostituirlo temporaneamente come gigolò. Accanto all’episodicità antologica, spesso autoconclusiva e dovuta ai vari appuntamenti del sex worker, la continuità narrativa è data dallo sviluppo dei rapporti personali di Alfonso con i genitori, il bieco datore di lavoro e la moglie.
Gigolò per caso tratta con divertita spensieratezza di maschilità, del rapporto fra sessi e generazioni, senza problematizzare nessuna di queste. La sofisticatezza o l’umorismo tagliente risiedono altrove ed è un peccato, considerando le potenzialità di una serie basata sulla prostituzione. Dopo un breve momento di pudico rifiuto, Alfonso abbraccia la sua nuova professione senza che questa venga raccontata granché. Essere gigolò è piuttosto un pretesto narrativo per condurre il protagonista a una diversa consapevolezza della propria situazione coniugale: inizialmente Alfonso è un uomo romantico, convinto che informarsi di tematiche prettamente femminili da un punto di vista femminile garantisca la felicità di sua moglie. Di fatto la tratta come un archetipo, un’astrazione, e pur covando le migliori intenzioni finisce per perderla. Questo elemento è sottile e ben calibrato in sceneggiatura, così come gli insegnamenti sulle donne da parte del padre, Giacomo (Christian De Sica), che vengono trattati come linee guida di una persona esperta del mestiere ma da riadattare alla contemporaneità.
L’incontro con varie donne, tutte più anziane del protagonista, gli fornisce l’occasione per comprendere e soddisfare esigenze e fantasie specifiche, per imparare a trattare con consapevolezza e rispetto la singolarità di queste donne, e conseguentemente della moglie riconquistata. In gradito contrasto anche a prestigiose opere del passato sul tema (American gigolò, Un uomo da marciapiede), Gigolò per caso propone un ideale maschile privo di antagonistico orgoglio verso il genere femminile, in cui cioè il sex worker non vive con umiliazione o stizza la sua condizione, quanto con interesse e dedizione. Una visione quindi della mascolinità come complementare al femminile, in una posizione di dialogo indirizzato al medesimo obiettivo piuttosto che una sintesi fra poli antagonisti. L’Alfonso del finale non riconquista la moglie perché la sua esperienza lo rende più virile, semplicemente più maturo.
Funziona anche la rappresentazione comica delle fantasie sessuali delle clienti di Alfonso, che non scade mai in uno svilente kinkshaming. D’altronde non sono presenti neppure situazioni o comportamenti particolarmente spinti e l’atmosfera rimane sempre giocosa e leggera. Malgrado qualche sviluppo un po’ frettoloso, dovuto alla brevità della serie, il soggetto e la sceneggiatura reggono quindi bene, così come la regia dinamica e incalzante di Eros Puglielli (già regista di Sono Lillo). Dal punto di vista tecnico, merita infine un plauso a parte la cura negli interni, in particolare l’abitazione del padre di Alfonso, che rende ogni ambiente unico, coerente e interessante. Pietro Sermonti, Christian De Sica e Giorgia Arena avrebbero retto la serie quasi da soli con le loro ottime interpretazioni, ma è in generale azzeccato anche il resto del cast, stracolmo di volti noti. Peccato per Stefania Sandrelli, nei panni della madre di Alfonso, perché nonostante l’ottima performance il suo ruolo risulta un po’ sacrificato. Vale un discorso a parte per Francesco Matano, spesso fuori parte e con un personaggio fuori luogo (un sacerdote amico di Alfonso) che non aggiunge nulla al racconto se non qualche siparietto da Don Camillo del discount, la spalla comica di cui una serie già di per sé leggera non aveva alcun bisogno.