Vasco Rossi –Il supervissuto: la rivincita dell’uomo comune
Volutamente divisivo e provocatorio, Vasco o si ama o si odia. Comunque sia, non si può negargli un talento sorprendente che lo tiene sulla cresta dell’onda da più di quarant’anni senza cadute né smarrimenti, frutto di una sincera evoluzione e maturazione personale e artistica. La docu-serie Netflix Vasco Rossi – Il supervissuto, diretta dall’ormai fidato Pepsy Romanoff, cerca di indagare proprio questa parabola ascendente offrendo un ritratto complesso e variegato di uno dei più significativi fenomeni artistici contemporanei.
Vasco è l’uomo dei record, il primo musicista italiano a riempire uno stadio con un numero di spettatori tre volte maggiore di quello delle grandi star straniere fino alle cifre da capogiro del Modena Park. Ma prima di tutto Vasco è un uomo che non fa mistero delle sue fragilità e debolezze, anzi le esalta quali punti di forza di un racconto – il suo – che è quella di una vita, un'esperienza giusta e sbagliata assieme da cui uscirne possibilmente migliori, adulti, responsabili.
Nei cinque episodi che costituiscono la serie il rocker di Zocca si mette a nudo, ripercorrendo non solo gli episodi salienti del suo percorso, ma parlando di sé, dei propri pensieri, dubbi, ripensamenti, paure. “Per una volta volevo raccontare la mia versione”, ha dichiarato il Kom con la disarmante schiettezza che gli è propria “c’è un intenso lavoro interiore dentro ogni episodio. (…) È stato un tuffo nel mio passato e nel presente, con una telecamera che mi ha seguito, silenziosa e in ombra”. Costruite come lunghe interviste, le puntate affrontano le fasi significative della sua carriera tra aneddoti, materiale d’archivio e interventi di parenti, amici e collaboratori da cui emerge un ritratto intimo e introspettivo di un “uomo comune”, come si definisce lo stesso Blasco, che ha raggiunto i suoi traguardi imparando dai propri errori, da Gli sbagli che fai, brano inedito che è tema musicale portante della serie.
Certo, oltre al nuovo pezzo e ad alcuni filmati mai visti, Il supervissuto non aggiunge molto a quanto già non si conosca dell’artista. In interviste e speciali, nel documentario Questa storia qua (2011) così come nelle sue canzoni, Vasco si è sempre raccontato senza misteri e con sottile autoironia ai fan, che hanno imparato così a riconoscerlo come uno di loro. Viene da chiedersi allora quale sia l’intento di una operazione come questa e soprattutto a chi si rivolga.
La risposta forse può essere trovata nel prodotto audiovisivo stesso, già in vetta alla classifica per visualizzazioni sulla nota piattaforma nel solo primo finesettimana. Il formato della docu-serie – ormai consolidato per racconti retrospettivi di questo genere – e la distribuzione internazionale di Netflix portano il suo soggetto a valicare i confini nazionali, aprendo una finestra sull’estero di non scarsa rilevanza. Se già durante la pandemia – quando la serie è stata ideata e scritta – il fenomeno “Vasco” aveva suscitato un certo interesse tra noti youtuber musicofili stranieri che esaltavano le doti performative della band e del frontman e, ricordando l’enorme successo del Tour Europe Indoor del 2009 o il record mondiale del concerto del 2017, è chiaro che l’etichetta di “rocker italiano” sia ormai riduttiva per il cantante.
L’enorme successo che i Maneskin stanno riscuotendo in America e non solo sta attirando una certa attenzione verso il rock tricolore, da sempre considerato provinciale e limitato sul piano linguistico, di cui Vasco è stato pioniere e continuo innovatore (dal punk di Fegato, fegato spappolato, Asilo “Republic” e Alibi fino alle sonorità più contemporanee degli ultimi album) con una qualità sempre invidiabile, come dimostrano le numerose collaborazioni internazionali nei suoi dischi, dai sodali Matt Laug e Steff Burns a Randy Jackson e Slash. Il supervissuto assume così un’altra valenza, quella di consacrazione del suo soggetto alla fama e al riconoscimento mondiale, mostro sacro e nuovo Re del Rock il cui regno pare non finire mai. Non meraviglierebbe, e in fondo si spera, che questo sia solo l’inizio di una nuova fase della sua carriera, che veda l’uomo più semplice vivere una vita ancora più spericolata.