La Favorita del Re: intrighi di palazzo e guerre di religione
Diane de Poitiers è stata e rimane una delle figure più misteriose del Rinascimento francese. Attorno a questa intrigante figura ruota interamente La Favorita del Re, la nuova miniserie belga-francese composta da quattro episodi, che dal 31 gennaio si trova in esclusiva su Sky e NOW. La regista francese Josée Dayan, già nota per le sue miniserie in costume (Il Conte di Montecristo, I Miserabili), sceglie l’attrice francese Isabelle Adjani, con cui ha già collaborato parecchie volte in passato, per coprire il ruolo di questo affascinante personaggio storico.
Diane de Poitiers, donna colta e appassionata di architettura, rinomata ai tempi per essere la donna più bella della Francia, diventa l’amante favorita del re Enrico II (Hugo Becker), vent’anni più giovane di lei. Gode di grande ammirazione, ma è anche oggetto di grandi invidie, specialmente da parte di Anne de Pisseleu (Virginie Ledoyen), amante del precedente re, Francesco I (Samuel Labarthe), e di Caterina de Medici (Gaia Girace), legittima sposa del re. Così, Diane si trova intrappolata in un gioco di intrighi e spionaggio, che la porteranno addirittura al cospetto dell’Inquisizione francese, sospettata di ricorrere alla magia nera e all’alchimia, pur di rimanere giovane per sempre. Ad aiutarla sarebbe la nota figura storica di Michel de Nostredame, detto Nostradamus (Gérard Depardieu, alla sua ennesima collaborazione con la regista), astrologo, farmacista e scrittore di profezie. È, infatti, un periodo storico molto delicato dal punto di vista religioso. Con l’avvento delle nuove dottrine promulgate da Lutero e Calvino, la Francia si trova divisa, persino all’interno della corte stessa, tra i cattolici e i francesi di confessione calvinista, chiamati ugonotti. Diane, decisa cattolica ma tollerante verso l’altra fazione, sarà testimone della strada della repressione scelta, invece, dal re.
Sarà stato senza dubbio arduo sviluppare la storia di Diane de Poitiers, tanto famosa, quanto lacunosa, per un progetto lungo più di 200 minuti. Forse per questo motivo, la narrazione appare a volte didascalica, a discapito di uno sviluppo emotivo e psicologico dei personaggi. Uno dei filoni narrativi più storicamente interessanti è quello che ha come fulcro le vicissitudini religiose. La regista riesce, infatti, a ricreare molto bene l’atmosfera tesa di quel periodo dovuta agli scontri religiosi, presagio degli eventi tragici che avverranno negli anni a seguire.
Da non tralasciare è l’accuratezza dedicata alla scelta delle location, tra le zone dell’Alta Francia e della regione Centro-Valle della Loira, a cui ogni episodio dedica tante inquadrature. Rilevante è anche l’attenzione riservata ai costumi, specialmente quelli di Diane, opera di Dominique Borg. Funziona anche la scelta di mantenere l’intera narrazione tra la corte di Francia e il Castello di Anet, residenza di Diane, evidenziando maggiormente quanto la sua storia personale fosse crocevia di vicende storiche, politiche e religiose. Espediente narrativo che non relega Diane a mera amante del re, ma sottolinea anche il suo ruolo di consigliera politica di Enrico II, riconoscendole l’impatto dovuto, una situazione assai rara vista la condizione della donna in quel periodo.