New Girl: un bilancio a tredici anni dalla prima puntata

 
 

Sono passati già tredici anni da quando è andata in onda la prima puntata di New Girl, serie tv   (interamente disponibile su Disney+) che si è guadagnata un posto di tutto rispetto tra le più celebri sitcom americane che hanno come tematica centrale l’amicizia e le relazioni che nascono in un gruppo di coinquilini. Una quantità di tempo tale che mi sono resa conto di avere raggiunto quella che era l’età della protagonista Jessica Day, interpretata dalla sfolgorante Zooey Deschanel (con cui ironicamente condivido anche il nome): 30 anni!

Perché ovviamente, un po’ come tutte le serie di questo genere, i protagonisti sono sempre persone sulla trentina, adulti ma non ancora pienamente maturi, in cerca del proprio posto del mondo. Una sensazione del resto che non è di certo vissuta solo dai trentenni, ma che può essere condivisa anche in altre fasi della vita. Fatto questo che ha portato la serie a un grande successo e a diventare iconica e oggetto di rewatch compulsivo anche a sei anni dalla sua conclusione.

La vicenda ha inizio quando Jessica - Jess per gli amici - scopre il tradimento del fidanzato ed è costretta a cercare una nuova abitazione. Si affida così a craiglist, un portale noto negli Stati Uniti per annunci di tutti i tipi, trovando una stanza in un loft abitato da tre strambi ragazzi: il pigro Nick, l’ossessivo-compulsivo e tombeur de femmes Schmidt e il palestrato Coach, che verrà presto sostituito dallo stravagante e burlone Winston. Dopo una riluttanza iniziale, i tre acconsentono alla convivenza con la ragazza e da quel momento la vita di tutti cambia per sempre. A completare il quadro la migliore amica di Jess, la modella Cece, che frequenta assiduamente la casa.

Sembrerebbe l’antefatto perfetto per una versione West Coast di Friends o How I Met Your Mother - da cui sicuramente prende ispirazione - ma New Girl si è posta fin dall’inizio come qualcosa di più anticonvenzionale. Se nella prima i sei protagonisti erano tutti più o meno sullo stesso piano e nella seconda la storia ruotava principalmente attorno al protagonista maschile Ted Mosby e le sue paturnie amorose, in New Girl è il personaggio femminile di Jess ad essere il fulcro.

Per quanto tutti gli altri personaggi abbiano comunque un’importanza apicale nel corso delle sette stagioni e compiano tutti una parabola trasformativa, è proprio la “nuova ragazza” ad essere al centro, anche se in alcune puntate non è presente (a causa della gravidanza di Deschanel). Jess non è la classica protagonista irraggiungibile e femme fatale. I suoi “enormi occhi blu”, la frangetta, i vestiti sgargianti e il mettersi a cantare nelle situazioni più improbabili sono lo specchio di una personalità entusiasta, esuberante e fuori dagli schemi. Insegnante per profonda vocazione, e paladina del “fare sempre la cosa giusta”, sconfina a volte nell’essere un po’ presuntuosa. Ma quello che alla fine le sta più a cuore è il benessere delle persone che ama: i coinquilini (di fatto la sua famiglia), le amiche, i genitori, i suoi studenti. È poi irresistibilmente goffa e appare incredibile come nell’arco di tutta la serie riesca a sopravvivere a una serie di incidenti e infortuni, tra intossicazioni alimentari, grossolane cadute dalle scale e assi di legno sul mento.

In ogni caso, come per ogni sitcom che si rispetti, la protagonista è innamorata dell’amore. Vivendo tutti gli aspetti della sua vita con estrema intensità e passione, Jess sogna di trovare la persona giusta per lei e colleziona una sequela di relazioni che la fanno anche crescere come persona. Dal collega Paul al maturo padre di una sua allieva Russel, dal dottor Sam al britannico e impeccabile Ryan, quello che si rivelerà l’uomo della sua vita - e con cui ha una relazione tormentata e travolgente tra la seconda e la terza stagione - non è nessun altro che il suo opposto coinquilino Nick. Un po’ un cliché, è vero.

Tuttavia ciò che è interessante, e sviluppato meglio che in altri prodotti simili, è che i due personaggi crescono insieme ma separatamente: se all’inizio le loro diversità appaiono insormontabili perché lei ha bisogno di progettare tutta la sua vita nel dettaglio (sì, è maniaca del controllo) e invece lui vive alla giornata, alla fine entrambi compiono una evoluzione tale che li porta naturalmente a ritrovarsi. Una crescita che appare molto più genuina e credibile, perché costruita nell’arco di tutta la serie, rispetto per esempio alle parabole di personaggi come Ted e Robin di How I met your mother.

La costruzione e la scrittura così efficaci della storia di amicizia e amore tra Nick e Jess sono parallele a quelle degli altri protagonisti che, tra l’altro, sono molto sfaccettati e diversi tra loro, anche per origini e appartenenza: Coach e Winston sono neri, Schmidt è ostentatamente ebreo e Cece ha origini indiane. Elementi questi che rispecchiano molto di più l’attualità della società statunitense odierna rispetto ad altre serie del genere, come le due sopracitate, in cui immancabilmente tutti i protagonisti sono bianchi. Ognuno di loro presenta una personalità definita e marcata, ma che si evolve nel corso di tutti gli episodi, soprattutto nelle relazioni che intessono gli uni con gli altri.

Al di là del rapporto coeso e compatto che tutti i protagonisti portano avanti come gruppo, che spesso li porta a compiere azioni veramente bizzarre, vengono approfondite molto alcune singole relazioni “di coppia”. Oltre a quella tra Schmidt e Cece, che trova un lieto fine dopo un tira e molla lungo più di tre stagioni, appare particolarmente interessante quella tra Nick e Schmidt. La loro è un’amicizia di vecchia data, che risale ai tempi del college, dove i due hanno iniziato a sostenersi a vicenda in quello che poi è diventato un rapporto di grande affetto che va a smontare tanti di quelli che sono gli stereotipi delle amicizie tra uomini. Schmidt - ex obeso con l’ossessione dell’immagine e della cura del corpo - ha un estremo bisogno di accudire Nick, il quale accetta la situazione rispondendo all’inizio svogliatamente alle plateali dimostrazioni di amore dell’amico, ma poi accogliendole sempre di più nel corso di tutto l’arco narrativo.

New Girl, dunque, pur essendo primariamente un prodotto di intrattenimento e apprezzato soprattutto da un pubblico femminile, vuole di fatto lanciare un messaggio più ampio e trasversale di accoglienza e di accettazione della propria identità, con vulnerabilità e stranezze comprese. Consigliato a tutte le persone - e non solo alle ragazze - che si sentono nuove, in qualsiasi fase della vita siano.

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