Pesci piccoli: i The Jackal tornano su Prime

 
 

Dopo Addio fottuti musi verdi e Generazione 56k ecco che i The Jackal tornano sugli schermi casalinghi, nuovamente diretti da Francesco Ebbasta, con Pesci piccoli - Un'agenzia. Molte idee, poco budget. Una serie comica di sei episodi di mezz’ora disponibili su Prime Video prodotta in collaborazione con Mad Entertainment. In questi anni tra Pechino Express, Sanremo, Lol - Chi ride è fuori e il recente Prova prova sa sa, si sono sempre più mostrati singolarmente o in coppie. In Pesci piccoli il gruppo è al completo e i loro personaggi non sono diversi da come siamo ormai abituati a conoscerli.

Greta (Martina Tinnirello) lavora per una nota agenzia di comunicazione, ma durante la preparazione di una campagna pubblicitaria non vuole cedere alle assurde e ridicole pretese del testimonial Achille Lauro. L'estrema frustrazione di Greta, data dal non essere ascoltata, la porta a tirare uno schiaffo in faccia al testimonial, dopo essere stata insistentemente strattonata per il braccio. A quel punto l’agenzia decide di punirla spostandola dal centro di Milano a Napoli. Però questa sede tratta solo con “pesci piccoli” e quindi produttori indipendenti e piccole aziende famigliari. Il problema principale della manager è che lo staff non rispecchia il suo livello di competenze e soprattutto i suoi standard. Infatti per lei è difficile il passaggio da un ufficio freddo e ameno che favorisce la competizione, la rivalità e la chiusura verso le relazioni umane, ad una sede lavorativa in cui i rapporti fra i colleghi sono al primo posto. Ed è proprio in questa piccola agenzia che incontra Aurora Leone, Ciro Priello, Fabio Balsamo e Gianluca Fru, ma anche il resto del team che è molto unito, nonostante i continui errori e i caratteri diversi.

I The Jackal si ispirano e omaggiano The Office, ma sono meno incisivi. L’influenza è assolutamente evidente nel quarto episodio, chiamato “L’ufficio”, che è girato in stile documentario come un episodio analogo della serie cult. La loro malinconia generazionale e i problemi e disagi del mondo lavorativo della comunicazione tendono a sovrastare la comicità che si ritaglia brevi ed esili spazi per gag simpatiche, ma non brillanti quanto altri loro prodotti. Tuttavia in Pesci piccoli i singoli personaggi del gruppo comico sono gestiti molto bene e mettono in luce le personalità di ognuno senza sovrastarsi gli uni con gli altri, ma creando sotto-trame divertenti e di valore. Anche i personaggi secondari hanno ruoli importanti per la narrazioni e ospiti come Herbert Ballerina e Valentina Barbieri sono ben inseriti e sfruttati all’interno dei loro episodi, un po’ alla maniera di Chiami il mio agente!.

In Pesci piccoli è molto interessante come viene rappresentata Napoli, uno sfondo che finalmente viene privato dei ridondanti stereotipi. Non si parla, infatti, di mafia e malavita e in ufficio arriva Giovanni Muciaccia a portare la solita e noiosa piadina per il pranzo, ma di pizze e fritti vari neanche l’ombra.

Pesci piccoli conquista per la sua linea tragicomica, per la breve durata degli episodi e perché, in qualche modo, il racconto è estremamente realistico. Così i problemi di Aurora, Fru, Ciro e Fabio e del resto dello staff interessano al pubblico, che è già affezionato al loro stile, e lo fanno sorridere, peccato non si siano spinti verso un qualcosa di più incisivo.

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