Sausage Party - Cibopolis: da Platone a Orwell

 
 

Sausage Party: Cibopolis è il seguito a puntate dell’omonimo film, entrambi ideati dalla coppia Seth Rogen-Evan Goldberg, con cui condivide gran parte del cast tecnico e lo stile grafico minimale, con giusto qualche inciampo sulle animazioni degli esseri umani. L’umorismo proposto in questa serie è sessualmente esplicito e dedito al turpiloquio, intrattiene senza essere dissacrante, funziona come accompagnamento alla scena ma alla lunga può risultare indigesto a chi soffre la puerilità gratuita.

Disconosciuto il finale metacinematografico del predecessore, il racconto inizia dal momento in cui gli alimenti antropomorfi sconfiggono gli esseri umani in una sanguinolenta battaglia e occupano le loro città. Le prime tre puntate si focalizzano sul rapporto di odio/dipendenza che intercorre fra alimenti e umani. Questa è anche la parte più debole di Cibopolis: la trama non decolla e si adagia su un umorismo rimasticato dal film originale, che alla lunga stucca. Il divertito entusiasmo con cui è stata creata la serie si percepisce già dalla prima inquadratura, ma bisogna aspettare la quarta puntata prima che cominci a comunicare qualcosa anche allo spettatore, che il racconto si faccia più denso ed emerga il succo del discorso. Come in Facciamola finita e in The Interview, Rogen e Goldberg raccontano di aggregazione sociale, di come iniquità e ipocrisia ne minano l’integrità.

Se l’originale Sausage Party riprendeva il mito platonico della caverna, Cibopolis attinge alla narrativa distopica, su tutti La fattoria degli animali. La seconda metà della serie è infatti dominata dalla stortura della democrazia di Cibopolis, una società post-rivoluzionaria che ambiva all’uguaglianza e che finisce invece dominata da chi il potere può comprarlo. Si esplicita qui il principale villain della serie, l’ambiziosa arancia Julius, dietro le cui fattezze agrumate si riconosce l’ex presidente degli Stati Uniti. Lo scarto fra alimenti ed umani si assottiglia e nel tentativo di costruire la civiltà ideale, i cibi commettono le stesse ingenuità dei loro antichi oppressori. Non che Cibopolis tratti il tema da una prospettiva particolarmente originale, ma riesce a farlo con leggerezza, qualche bel colpo di scena e talvolta sottintendendo più di quanto espliciti. Turpiloqui e scene di sesso si sprecano, una è perfino perturbante, ma non si percepisce più della volgarità gratuita quanto uno stile narrativo riconoscibile e coerente, capace di esagerare senza stuccare. Il finale non lascia dubbi circa la produzione di una seconda stagione, e ci sono tutte le premesse affinché funzioni. Nonostante un inizio maldestro, Sausage Party: Cibopolis è un prodotto divertente, uno sguardo irriverente sulla politica statunitense con una forte impronta autoriale e che lascia ben sperare per sviluppi futuri.

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