Becoming Karl Lagerfeld: Karl avant Chanel

 
 

Quando si recensisce un prodotto audiovisivo, specialmente uno recente, è buona regola evitare di parlare del finale. Eppure si perdonerà l’autrice se nel trattare Becoming Karl Lagerfeld (serie in sei puntate disponibile su Disney+) ha sentito il bisogno di partire proprio dalla fine, dall’ultima scena della sesta puntata. Una delle sue collaboratrici a Chloé chiama Karl (Daniel Brühl) per informarlo che ha ricevuto una proposta da un altro marchio di moda, puntualizzando: «Signore, se accetta quest’offerta vengo con lei. E so che molte sarte la seguiranno». A questo punto chiunque abbia una minima conoscenza della storia della moda sa benissimo di che cosa si tratta. Un sorriso si fa largo sul nostro volto quando il fax comincia a espellere il foglio e scatto dopo scatto si formano quelle sei lettere nere, imponenti e iconiche. Sapevamo che stava per arrivare, l’abbiamo atteso per sei puntate, ma non possiamo fare a meno di trattenere il fiato per un secondo davanti alla leggenda: CHANEL.

Sì, perché la serie dedicata a uno dei più grandi geni della storia della moda, che ha legato il suo nome a doppio filo con quello della maison fondata da Mademoiselle Chanel, finisce proprio dove la leggenda inizia. In quel 1983 Karl Lagerfeld diventa direttore creativo di Chanel, al tempo caduta in rovina, risollevandone le sorti e guidandola fino alla morte, nel 2019. La scelta di concentrare la narrazione sul decennio precedente l’arrivo di Karl a Chanel può sembrare azzardata, ma si rivela vincente.

Becoming Karl Lagerfeld ripercorre un decennio cruciale della vita del grande stilista, sia sul piano professionale che su quello personale. Da una parte il “mercenario del prêt-à-porter” sente di volere di più e assume il ruolo di direttore creativo di Chloé, lottando per affermarsi anche nell’olimpo elitario della haute couture. Dall’altra l’incontro con il giovane dandy Jacques de Bascher (Théodore Pellerin) sconvolge la sua tranquilla vita privata, costringendolo a fronteggiare le sue paranoie e le sue idiosincrasie.

Entrambi i piani, quello privato e quello professionale, sono abitati dai medesimi personaggi. Oltre a Jacques troviamo l’imperatore dell’haute couture Pierre Bergé (Alex Lutz) e il leggendario Yves Saint Laurent (Arnaud Valois). Se si dovesse necessariamente trovare un antagonista alla serie, il primo sarebbe senz’altro il più plausibile, dal momento che non solo osteggia Lagerfeld sul piano professionale (con il suo sprezzo nei confronti del prêt-à-porter e la determinazione a non lasciare che Chloé entri a far parte dell’haute couture), ma neppure nasconde il risentimento che prova per lui come persona, al punto che, veniamo subito a sapere, è stato lui a separare Karl da Yves Saint Laurent.

Saint Laurent è la chimera di Karl, il genio con cui deve confrontarsi e l’amico che ha perduto. Insieme alla madre Elisabeth (Lisa Kreuzer) e a Jacques, Yves è il personaggio con cui accediamo al piano emotivo e relazionale di Lagerfeld. È anche l’altro amante di Jacques e in un certo senso rappresenta l'alter ego del protagonista. Laddove Karl è misurato, riservato, distaccato e talvolta freddo, Yves è sregolato, pronto a vivere e ad amare fino all’eccesso. 

Se tutte le interpretazioni attoriali sono degne di nota, quella di Daniel Brühl è incomparabile. Porta sullo schermo un Karl Lagerfeld mai macchiettistico, con tutte le sue fragilità e le sue complessità. Particolarmente notevoli sono le frequenti sequenze in cui vediamo il protagonista mangiare e in cui emerge perfettamente quel rapporto tormentato, mai palesato ma delicatamente suggerito, che Karl ha con il cibo. Bisognerebbe guardare la serie anche solo per l’ultimo minuto del secondo episodio, quando, dopo la delusione per un mancato servizio fotografico e una fallimentare festa di compleanno, Karl trova sul proprio tavolo da lavoro il regalo della madre: un delizioso pasticcino. Daniel Brühl si profonde in uno sfoggio virtuosistico, passando dalla tenerezza per il regalo materno alla foga bulimica nel divorare il dolce, dalla fugace soddisfazione al senso di colpa e alla disperazione. Il tutto in meno di sessanta secondi.

Becoming Karl Lagerfeld non è un’opera celebrativa della memoria del grande stilista, a quello ci ha pensato il Met Gala, che ha dedicato a Lagerfeld il tema del 2023. La serie è un ritratto umano e sublime di un uomo complesso, spesso criticato, a volte odiato, ma che ha scritto il suo nome nella storia della moda e, più in generale, dell’arte.Ed è proprio il desiderio di grandezza, e il dolore che ne consegue, ad accomunare Karl e Jacques, come loro stessi dichiarano nella prima puntata, citando Musil: «Non c’è un giorno nella mia vita in cui non abbia sognato di diventare un grand’uomo».

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