Bread and Roses: il coraggio delle donne afgane contro l'oppressione Talebana

Immaginate la vostra vita di tutti giorni, immaginate i vostri sogni, le speranze. Immaginate ora che tutto vi venga portato via da un giorno all’altro senza che possiate farci nulla. È quello che è successo alle donne afgane quando nel 2021 i talebani sono tornati a Kabul ed è l’argomento dello splendido documentario Bread and Roses disponibile su AppleTv+.

Dopo il doloroso A Thousand Girls Like Me, Sahra Mani torna a parlare delle donne afgane e delle terribili condizioni in cui sono costrette a vivere. Bread and Roses, prodotto da Jennifer Lawrence, è un tentativo per sensibilizzare l’occidente contro quello che è successo in Afganistan dopo il ritorno dei Talebani a Kabul. Questo ha portato nel giro di pochissimo tempo alla chiusura delle scuole per le donne e all’impossibilità per loro di poter lavorare nonché al ritorno delle rigidissime regole relative al vestiario e alla fruizione artistica (musica inclusa). Sahra Mani, che si era allontanata da Kabul poco prima che la città cadesse, decide di raccontare al pubblico quanto accaduto selezionando i video delle donne che hanno cercato disperatamente di lottare contro tutto questo.

La protagonista principale è la dentista Zahra Mohammadi. La giovane, poco prima della presa di Kabul, era una ragazza felice: aveva un lavoro e poteva guadagnarsi da vivere per sé stessa e le persone care e si era appena fidanzata ufficialmente con Omid. Il ritorno del fondamentalismo comporta per lei la fine di tutte le conquiste e i sacrifici fatti. Insieme a tante altre donne ed attiviste decide quindi di scendere ripetutamente in piazza portando avanti lo slogan “lavoro, pane e istruzione”, ma in cambio non riceve altro che violenza, incarcerazione e vessazioni. Solo dal 2021 al 2022 sono state centinaia le donne arrestate, uccise e torturate in Afghanistan solo per aver provato a lottare per i propri diritti. Molte di queste, Zahra compresa, hanno dovuto ricominciare la loro vita fuori dalla loro terra.

Bread and Roses si sofferma su casi diversi per raccontare in che modo queste donne sono state influenzate dal ritorno del regime talebano. Donne come Taranom, attivista già prima del loro arrivo, si sono allontanate e hanno cercato di organizzare la resistenza da lontano. Però, per fare questo, ha dovuto vivere come una reietta, senza soldi e con la paura di rimanere senza nulla. Ci sono donne che sono rimaste, ma sono costrette a vivere nascoste sottoterra come criminali, girando poi di giorno, nell’ombra, per portare avanti la loro battaglia.

La cosa che più addolora di Bread and Roses è che tutto quello che possiamo vedere è realtà, non si tratta di una costruzione. Le donne che vediamo sullo schermo, che condividono i loro ideali, la loro forza e le loro debolezze sono persone che hanno vissuto quelle situazioni. Sahra Mani decide di usare l’espediente dei video girati con il telefono proprio per restituire questa sensazione allo spettatore e metterlo in allarme. Le violenze giornaliere ci sono state e continuano ad esserci e quelle donne ne sono testimoni continue. Il senso generale è quello di creare una sorta di cinéma vérité, in cui la regista non sembra entrare mai direttamente se non nella selezione del materiale da montare e nella modalità in cui presentare le varie registrazioni. Il suo tocco è però fondamentale nel creare un prodotto che generi empatia e nel costruire una narrazione che avvicini lo spettatore alle varie protagoniste. Quello che spiazza è la consapevolezza che non vi sarà un lieto fine perché i talebani sono tutt’ora in Afghanistan e le donne devono ancora lottare per avere anche solo dei diritti fondamentali. 

Sapere che AppleTv+ abbia preso un documentario di questo tipo è da una parte positivo perché mostra la volontà, anche da parte di grandi piattaforme, di sensibilizzare l’occidente verso questo genere di problematiche. Dall’altra resta però il dolore dovuto a una situazione attualmente immutata e forse addirittura peggiorata. Ad oggi una donna afgana non può studiare, non può andare in giro da sola, non può vestirsi come vuole, non può lavorare, non può curarsi adeguatamente. Il nostro compito è cercare di sensibilizzare il più possibile le persone e tentare di dare un contributo concreto alla loro causa.

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