Asura: la serie di Kore-eda che rivoluziona il dramma familiare

Hirokazu Kore-eda non è solo uno dei registi più acclamati del cinema giapponese, ma una figura che ha saputo trasformare storie intime e universali in autentici capolavori. Con Asura, il suo secondo progetto seriale su Netflix dopo Makanai, il regista si avventura in un nuovo formato, mantenendo però intatta la sua poetica narrativa e il suo sguardo profondamente umano.

La serie è un remake contemporaneo del dramma televisivo giapponese Ashura no Gotoku (1979), tratto dal romanzo di Kuniko Mukoda, una delle voci più influenti della letteratura nipponica. Ambientata nella Tokyo del 1979, Asura segue le vite di quattro sorelle, la cui apparente tranquillità familiare viene sconvolta dalla scoperta di un segreto devastante: il padre, fino ad allora considerato un pilastro della famiglia, ha avuto una relazione extraconiugale da cui è nato un figlio. Questo evento svela crepe nascoste e costringe le protagoniste a confrontarsi con i propri traumi, le proprie paure e un’immagine idealizzata del genitore che crolla sotto il peso della realtà.

Kore-eda affronta questi temi con il suo inconfondibile stile: realismo emozionale, narrazione raffinata e un’attenzione ai dettagli che rende ogni scena un piccolo frammento di poesia visiva. Il regista arricchisce la serie con tocchi di umorismo e delicatezza, bilanciando il dramma con momenti di leggerezza che rendono i personaggi ancora più autentici. Ogni sorella è un microcosmo di emozioni: dalla razionalità trattenuta di Tsunako, alla rabbia di Makiko, fino alla vulnerabilità nascosta di Sakiko. Asura dipinge un ritratto corale di donne in lotta con il passato e con se stesse.

Ma Asura non è solo un racconto familiare. È anche uno specchio della società giapponese di fine anni ’70, un’epoca di cambiamenti in cui tradizione e modernità si scontrano. Questo dualismo si riflette non solo nelle scelte dei personaggi, ma anche nell’estetica della serie, che alterna interni caldi e intimi a spazi aperti e frammentati, simbolo di un mondo in trasformazione.

Se l’impatto visivo è straordinario, lo è altrettanto il sottotesto culturale. Kore-eda, chiaramente influenzato da maestri come Yasujirō Ozu, riesce a trasformare un dramma familiare in una riflessione universale sul tradimento, il perdono e il bisogno di riconciliazione. Ma ciò che rende Asura davvero speciale è la sua capacità di parlare al cuore dello spettatore, portandolo a interrogarsi su cosa significhi davvero essere una famiglia.

Con questa serie, Kore-eda dimostra ancora una volta la sua maestria nel trasformare storie intime in opere universali. Asura non è solo una serie da guardare, ma un viaggio emozionale da vivere, capace di restare con lo spettatore molto tempo dopo l’ultimo episodio.

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