Come uccidono le brave ragazze: una serie per i teenagers (ma quali?)

 
 

In estate, in particolar modo in agosto, le piattaforme mainstream rilasciano serie che già sulla carta si preannunciano sfortunate, lacunose o di scarso richiamo. Tra queste, quasi sempre, fa capolino una teen serie, prodotto ideale per gli adolescenti in vacanza. Agosto 2024 ha portato con sé una produzione Netflix che ben si adatta alla tendenza crime e mystery che la piattaforma sta cavalcando: Come uccidono le brave ragazze (A good girl’s guide to murder), primo capitolo di una saga basata sui fortunati romanzi di Holly Jackson, è la prova di come anche i prodotti pensati per gli adolescenti abbiano subito una paurosa semplificazione.

Pippa Fitz-Amobi (Emma Myers) è una giovane liceale alle prese con l’EPQ che le aprirà le porte del mondo universitario. Seppur appassionata di letteratura inglese, sceglie come tema del suo elaborato l’omicidio che cinque anni prima ha scosso gli abitanti della cittadina britannica in cui vive: Pippa è convinta che non sia stata fatta chiarezza sulla scomparsa e morte della sedicenne Andie Bell, crimine di cui è stato incolpato il fidanzato Sal, che una volta messo con le spalle al muro si è tolto la vita. La giovane, certa dell’innocenza di Sal, inizia le sue indagini suscitando un generale e comune fastidio.

Frettoloso e lacunoso è l’incipit della serie che si sviluppa su sei episodi, vengono date per scontate ragioni e intenzioni dei personaggi, non si scava in profondità nei loro comportamenti, mentre i conflitti interiori si risolvono con la stessa rapidità con cui si affacciano a solleticare la coscienza. La spasmodica e incessante ricerca del colpo di scena denota il bisogno della serie di prendere le distanze da ogni possibile avvisaglia di noia. Pippa indaga, affiancata dal fratello del presunto colpevole, aggiunge nomi alla sua lista di coetanei da tenere d’occhio, litiga con gli adulti, dubita della fedeltà del patrigno, viene minacciata, è sull’orlo di assumere droghe, si ubriaca per ottenere risposte a domande scomode, il tutto con una ingenua leggerezza che tanto appartiene al personaggio quanto alla sceneggiatura.  Ed è proprio questa ingenuità a mostrare come il racconto semplicistico del mondo degli adolescenti “cattivi” sia patinato, adatto ad un pubblico ancora più giovane di quello a cui sarebbe destinata la visione.  In difesa di Come uccidono le brave ragazze, va sicuramente precisato che l’ambientazione british allontana ogni possibile caduta nel cliché della vita da college e nella conflittualità tra i fighi e gli sfigati, anche il divario sociale, razziale e di genere viene bypassato spingendo verso una normalizzazione delle dinamiche di accoglienza e integrazione. Gli adulti rimangono sullo sfondo senza intervenire; nessuna ramanzina, paternale, invettiva moralista esce dalle loro bocche, servono come riempitivi nella creazione di un mondo quasi credibile in cui non ci si fa mai troppo male, non si è mai troppo sopra le righe anche se si spaccia, si vìola, si minaccia o si sequestra.

Ciò che di Come uccidono le brave ragazze avrebbe dovuto far presa (e forse l’ha fatta) sul pubblico di giovanissimi è la presenza nel ruolo di protagonista di Myers, giunta alla notorietà grazie al ruolo di Enid nella fortunata Mercoledì di Tim Burton. Pippa, come Enid, propone un personaggio che si allontana dai canoni delle eroine delle serie per adolescenti odierne e va a pescare nei classici televisivi che vogliono mostrare minute ragazzine acqua e sapone alla scoperta delle proprie fragilità e dei propri desideri, che sbagliando imparano e si rialzano in piedi pronte ad accettare le sfide senza malizia e doppi fini. Che sia questo il punto di forza della serie? Forse. Ciò che senza dubbio stimola la curiosità è la reazione che provoca nel pubblico: ispira simpatia nei più grandi che in lei rivedono i caratteri dei loro “compagni televisivi” di giovinezza, mentre potrebbe urtare i ragazzini che, inconsapevolmente, potrebbero giudicarla anacronistica.

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