Daisy Jones & The Six: dalla pagina a Prime
La miniserie firmata Amazon Prime dell’omonimo best-seller cavalca l’onda nostalgica del Rock’n’roll ma ne diluisce le tinte forti, restituendo un’istantanea sbiadita della storia che ha conquistato i cuori di migliaia di lettori.
Vent’anni dopo il loro ultimo, leggendario concerto nel 1977, i membri dell’indimenticabile band Daisy Jones and the Six (fittizia ma reminiscente dello storico gruppo Fleetwood Mac) accettano di partecipare ad un documentario incentrato sulla loro ascesa al successo e sui motivi del loro brusco scioglimento una volta raggiunto l’apice del panorama Rock di quegli anni. Iniziando dal 1968, la serie ripercorre le strade che hanno portato i The Six, gruppo alle prime armi fondato dai talentuosi fratelli Dunne a Pittsburgh, e Daisy Jones, una giovanissima groupie con un dono per la musica e le relazioni sbagliate, a incontrarsi e creare la band simbolo di una generazione e di un’epoca vissuta nel mito del sesso, droga e Rock’n’roll.
L'incontro tra due mondi, in particolare quello del frontman Billie e dell’indomabile Daisy, sarà in realtà più simile ad un costante scontro tra personalità egualmente forti ma agli antipodi. Quel genere di antagonismo possibile solo quando si è messi di fronte a qualcuno che ci ricorda costantemente dei nostri sbagli e delle nostre debolezze, ma spesso capace anche di esercitare un’irresistibile forza d’attrazione. La crescente tensione tra i due, così come tra gli altri componenti della band, sarà all’origine dei primi screzi ma anche l’elemento fondamentale dell’alchimia necessaria a dar vita ai loro brani, ricchi di tutte le parole non dette e di gesti proibiti. Ma non ci vorrà molto prima che questa scintilla iniziale si trasformi in un fuoco pronto a distruggere quanto creato.
Daisy Jones and the Six riporta sullo schermo l’accattivante estetica degli anni ’70 e dell’immaginario rock, ma l’impeccabile resa dell’atmosfera – aiutata da una colonna sonora ricca di titoli indimenticabili – non basta a sostenere da sola una narrazione che, specialmente nei primi episodi, fatica a trovare il ritmo adeguato a seguire una storia straordinariamente dinamica. Specialmente durante le scene musicali, sembra spesso di assistere a videoclip promozionali più che a momenti organicamente intessuti nella narrazione e necessari per comprendere le complesse dinamiche del gruppo.
Inoltre, la serie si slega in diversi punti dalle pagine dell’omonimo libro, una scelta sempre coraggiosa e che, se sviluppata nel giusto modo, può portare ad arricchire la storia originale di nuovi significati schivando anche le critiche dei lettori più accaniti. È questo il caso della sottotrama originale che vede come protagonista il personaggio di Simone e la sua avventura musicale nel panorama Newyorkese, che restituisce agli spettatori un altro spaccato di un’epoca musicalmente fertilissima e irripetibile. Meno efficace risulta invece la manipolazione del vissuto di Daisy, fortemente diluito nel corso della serie e che sembra esplodere solamente negli ultimi episodi di stagione. Stagione che inoltre soffre di una forte stasi nel suo settimo episodio, il quale stride con gli altri per il brusco cambiamento di ritmo che, se da una parte riflette la sospensione dei personaggi (come una sorta di quiete prima della tempesta), dall’altra risulta poco in linea con il resto della storia.
Nonostante la sua forte connotazione storica (e musicale), Daisy Jones and the Six riesce ad intrecciare negli episodi tematiche più attuali che mai, quali le difficoltà derivanti dal conflitto tra vita privata e professionale e la ricerca della propria identità sessuale e di una comunità da poter chiamare famiglia. I personaggi di Karen, Camila e Daisy dimostrano l’ampiezza dello spettro femminile e delle forme di emancipazione possibili allora come oggi.
Il cast formidabile, composto tra gli altri da Sam Claflin, Suki Waterhouse e Riley Keough (nipote dal re del Rock’n’roll Elvis Presley), anima ogni personaggio della storia in maniera più che convincente, regalando al pubblico oltre che una grande performance, anche alcuni brani inediti interpretati dagli stessi attori e che accompagnano la narrazione dando vita agli spezzoni di testi presenti nel libro. Tali canzoni permettono di esplorare ancora più nel profondo la relazione che lega indissolubilmente i loro due autori, Daisy e Billie, e la forza autodistruttiva che anima entrambi. Ma la loro è anche una storia di salvezza e redenzione, che può avvenire solamente mettendo fine a quella che fino a quel momento era sembrata l’avventura migliore della loro vita. D’altronde è chiaro fin dall’inizio: dagli sguardi più maturi e nostalgici dei membri che, soli davanti una telecamera, decidono di rivivere quel cammino e tutte le tappe percorse.