Extraordinary - Il bisogno di essere unici
Jen (Máiréad Tyers) si sente costantemente inadatta perché vive in una società in cui lei è fra i pochi a non avere un superpotere. Tutte le persone che la circondano hanno abilità speciali che, più o meno eccezionali, sono comunque utili e straordinarie agli occhi degli altri, ma soprattutto lo sono ai suoi.
Extraordinary (su Disney+) inizia con un colloquio di lavoro che è destinato a fallire. Infatti Jen viene messa a nudo di tutti i suoi tratti caratteriali più superficiali e brutti dalla responsabile dei colloqui di un’azienda che ha il potere di far dire la verità alle persone. Questo primo impatto permette allo spettatore di empatizzare immediatamente con il disagio e l’umanità della protagonista che, ferita e avvilita, ci porta alla scoperta della sua vita. Vediamo quindi il bizzarro luogo di lavoro, la seguiamo alla festa di compleanno della sorella, esageratamente perfetta, e a casa dove accoglie un gatto randagio e interrompe le follie del fidanzato della sua coinquilina Carrie (Sofia Oxenham). Quest’ultima è anche la migliore amica di Jen e oltre a sopperire all’egoismo e alla rigidità emotiva dell’altra è anche un personaggio ricco di spessore e degno di nota.
Extraordinary è una serie che vuole ridere dei film di supereroi sia parodiando i poteri classici, e quindi mettendo in scena abilità come il volare, la supervelocità e la superforza, ma rendendoli non sempre affidabili e soggetti agli stati emotivi del singolo, sia esasperando questa condizione, creando nuove facoltà bizzarre. Come ad esempio l’abilità di creare oggetti come una stampante 3D defecandoli, ed anche poter procurare intensi orgasmi con un solo tocco.
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, i creatori di Extraordinary hanno seguito molto bene questo mantra, così ci ritroviamo con una medium che è in grado di ridare voce e atteggiamento ai defunti e quindi risolvere questioni spinose e burocratiche per le eredità, ma anche di poter aiutare gli scrittori a contattare personaggi storici per scrivere le loro biografie e poterle addirittura usare come fonte orale per avvalorare, o meno, tesi e dati raccolti nel corso delle loro ricerche.
Emma Moran scrive personaggi stratificati, li approfondisce in maniera equilibrata, e soprattutto li costruisce strizzando l’occhio a serie come Fleabag, The Boys e Doom Patrol. In Extraordinary la satira graffiante diventa un umorismo rozzo e sguaiato, ma assolutamente esilarante. In questo caso però al centro della narrazione, per Jen, Carrie, Mr. Schizzo e Kesh, c’è lo scorrere del tempo, la ricerca di sé stessi e soprattutto il peso che la società fa loro sentire rispetto alle loro abilità speciali. Infatti è particolare e brillante l’idea che i superpoteri siano fonte di un’altra ghettizzazione tra persone, o meglio che impongano certi ruoli. Alcuni hanno capacità utili alla società o comunque più abbaglianti, altri hanno poteri medi con tutte le complicazioni che essi comportano ed altri ancora sono imprigionati in ruoli lavorativi a causa di essi. Come ad esempio avere il dono dell’invisibilità e usarlo per le rapine, oppure produrre elio e usarlo per gonfiare e vendere palloncini.
Mr Schizzo non sa chi sia e qual sia il suo passato, Carrie si perde nelle pieghe del tempo alla ricerca di emozioni, Kesh è convinto di poter porre rimedio alle crepe della relazione riavvolgendo i minuti e Jen è convinta che, non avendo ricevuto il suo potere come tutti a diciotto anni, i suoi venticinque siano una condanna. Ecco allora che questi personaggi sono estremamente umani, contorti e così tanto ingenuamente complessi che possiamo immedesimarci grazie alla loro onestà, alle continue situazioni bizzarre e all’umorismo stravagante e per nulla contorto.