La nostalgia nelle serie revival: il piacere di tornare a “casa”

 
 

Quando mi è stato proposto di scrivere un pezzo sulla nostalgia nelle serie revival mi sono subito chiesto da dove potevo partire per dare a voi che state leggendo uno strumento per capire in maniera radicale il fenomeno in poche righe.

La parola nostalgia deriva dal greco e significa letteralmente “dolore del ritorno” ma, nonostante la sua origine ellenica, il concetto entrò nel vocabolario del nostro continente solamente nel 1600 grazie allo studente dell’Università di Basilea Johannes Hofer all’interno della sua tesi (pubblicata nel 1688) dal titolo “Dissertazione medica sulla nostalgia”, nella quale prendeva atto della sofferenza dei mercenari svizzeri al soldo di Re Luigi XIV, costretti a stare lontani dalla propria casa e dalle proprie terre. Una condizione che, addirittura, portava in alcuni casi alla morte di coloro che ne erano colpiti.

La concezione moderna del termine la si deve però prima al poeta Charles Baudelaire, che trasformò la nostalgia in un concetto astratto, e, successivamente, alla modifica della “cultura da salotto” della fine dell’’800 quando, come riportato nel testo di Svetlana Boym dal titolo “Ipocondria del cuore: nostalgia, storia e memoria”: ‘[...] Il malinconico senso di perdita si trasformò in uno stile, una moda di fine Ottocento'.

La malinconia è, quindi, il desiderio di tornare a “casa”, luogo fisico, certamente, ma anche luogo dell’anima, e se il cinema ci ha regalato film che affrontano in maniera esplicita l’argomento (su tutti Amarcord di Federico Fellini, la cui traduzione del titolo, dal romagnolo, significa “mi ricordo”), le serie revival rappresentano certamente prodotti nati sulla spinta del bisogno di “curare” i malati di nostalgia, facendo al tempo stesso soldi sulla loro pelle.

Se d’altronde in passato siamo tornati dalle parti di Twin Peaks e X-Files (di cui è prevista un’ulteriore continuazione per mano di Ryan Coogler) nel futuro farà nuovamente la sua comparsa sul piccolo schermo il legal drama Matlock (22 settembre 2024), ma anche Something Wicked, ispirata alla serie di culto Vita da Strega, e la versione australiana di The Office. Ma non solo. Nonostante l’insuccesso della versione cinematografica del 2017, potrebbe poi tornare sul piccolo schermo Baywatch, così come gli animati Flintstones (con la serie Bedrock, al momento in fase di stallo) e persino il nostrano Sandokan.

D’accordo con quanto detto in precedenza, però, quello che lo spettatore, anche inconsciamente, si aspetta, è quello di rivedere messi in scena tutti quegli elementi che lo hanno fatto appassionare alla storia e ai suoi protagonisti. Scelte formalmente e narrativamente azzardate (la terza stagione di Twin Peaks) allontanano quelli che desiderano un impianto visivo e narrativo pressoché identico a quello originale, mentre con successo è generalmente accolto chi al contrario fa copia carbone dell’originale (That ‘90s Show, sequel della quasi omonima That ‘70s Show). 

D’altronde quando dopo un lungo viaggio torniamo a casa, non vogliamo ritrovare tutto esattamente come lo avevamo lasciato?

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