Nettare degli dei: radici, destini e vini pregiati

 
 

Camille Léger (Fleur Geffrier), da piccola, è stata indottrinata dal padre, l’enologo Alexandre, nello sviluppo di due dei nostri sensi più importanti, il gusto e l’olfatto. Il training intensivo però le ha provocato profondi shock infantili e per tutta la vita è dovuta stare attenta agli odori forti, ma soprattutto ai sapori. Ciò che più di tutto le provoca dolore e la fa esplodere in un bagno di sangue è l’alcool. Il primo episodio di Nettare degli dei, disponibile da qualche giorno su Apple TV+, vuole sottolineare la derivazione dal manga del pluripremiato Tadashi Agi e quindi, in alcuni punti, ci sono degli eccessi surreali che servono per immergerci nell’atmosfera cupa del giallo, una scelta stilistica che già dal secondo episodio inizia a sfumarsi.

La storia della ragazza è strettamente intrecciata a quella del giapponese Issei (Tomohisa Yamashita) che ha la stessa età di Camille. La loro educazione è stata però molto diversa. Lui fa parte di una facoltosa famiglia ed è cresciuto nel rigore, nell’ordine e nel rispetto delle tradizioni e dell’onore. 

Camille e Issei sono comunque legati dalla figura di Alexandre Léger, che incombe nelle loro vite come un’ombra nefasta. Entrambi vengono chiamati per partecipare ad una battaglia enologica, composta da diverse sfide, per contendersi l’eredità milionaria di Léger, nonché la direzione della sua rinomata Guida dei vini (migliori del mondo). Camille e Issei dovranno quindi affrontarsi tra loro e soprattutto saranno costretti ad affrontare questioni di carattere più intimo e, lungo tutto l’arco narrativo degli otto episodi, della durata di quasi un’ora ciascuno, emergeranno diversi segreti famigliari che riguardano entrambi. 

Questa prima stagione di Nettare degli dei, prodotto originale Apple TV+, è un dramma delicato e intimo in cui la questione dell’eredità, della condivisione di sangue e della genetica sono al centro di un thriller fatto di intrighi, sotterfugi, verità da svelare e enigmi da risolvere, tutti scaturiti dalla morte di Léger.

Nettare degli dei si struttura a partire dalla sua triplice ambientazione e quindi dalla sua multiculturalità, entrambe gestite assolutamente senza forzature. La serie si svolge principalmente in due luoghi (Francia e Giappone), ai quali si unisce in diverse situazioni anche l’Italia. 
Nettare degli dei ha inoltre tria corda, tre cuori, questo perché è costantemente narrata con l’alternanza di tre lingue: francese, giapponese e inglese, quest’ultima serve da ponte fra le altre, e oltre a queste, giusto per qualche breve battuta, si aggiunge l’italiano. Una scelta complessa, che dona realismo alle situazioni e ai fatti che avvengono sullo schermo, ma soprattutto pone lo spettatore davanti ad una fruizione che deve essere assolutamente attenta e rispettosa, nonostante le distrazioni casalinghe. Infatti Nettare degli dei non può essere usata come sottofondo ad altre attività e non è adatta ad uno spettatore deconcentrato. La sua poetica interna, ovvero l’assaporare, l’assaggiare, si bilancia tra studio riflessivo e attento e il piacere puro.

Senza la visione in lingua originale Nettare degli dei rischierebbe di appiattire l’eccezionalità dei livelli di multiculturalità proprio perché sono parte integrante della narrazione. Ogni lingua, e la tradizione ad essa legata, caratterizza i personaggi, ne delinea portamento, comportamenti, abiti, tic, abitudini e modi di recitare degli attori. Unico tratto non proprio gradevole è la caratterizzazione del personaggio italiano di Lucas. Infatti, come troppo spesso accade, gli italiani continuano ad essere malavitosi, esagerati nel gesticolare e parlano un inglese maccheronico. Un piccolo inciampo stilistico che però non tocca l’eleganza della serie che, prendendosi i suoi tempi, fa in modo di conquistarci e travolgerci in un mondo di sensi, sospiri e memorie.

Indietro
Indietro

Greek Salad: un piatto confuso e insipido

Avanti
Avanti

Kékszakállu: adolescenza liquida e riflessi possibili