Nimona: un carnevale di intuizioni e mirabolanti sequenze

 
 

Sbarcato finalmente su Netflix dopo un travaglio produttivo che lo vede ingabbiato dal 2015, Nimona è l’ennesima dimostrazione di quanto l’industria dell’animazione contemporanea stia facendo dei passi da gigante e abbia a cuore l’idea primordiale sulla quale si basa questa tecnica: sprigionare la libertà creativa delle immagini per sondare prospettive, orizzonti e avanguardie del mezzo cinematografico. Tratto dall’omonimo graphic novel di ND Stevenson (edito in Italia da Bao Publishing), il film è un carnevale di intuizioni e mirabolanti sequenze dalla grande portata cinematografica. Tutto funziona a meraviglia, dal ritmo del montaggio all’evolversi di una sceneggiatura dinamica e avvolgente. Quello che però maggiormente conta in questa operazione è la forma.

Sull’onda di un percorso iniziato con The Lego Movie (2014) e continuato con i due cartoon dedicati al personaggio di Miles Morales, Nimona eredita l’apparato creativo più scoppiettante e vivace che l’animazione abbia mai offerto ma non si accontenta di replicarlo. Quello che infatti interessa a Nick Bruno e Troy Quane è ibridare suddetto immaginario con esperimenti più “autoriali” quali le illustrazioni di Tom Moore e del suo Cartoon Saloon o la magnifica ambientazione fanta-medievale che ha reso indimenticabile, sempre su Netflix, la serie animata Arcane (2021-).

Raccontando le gesta di un’adolescente mutaforma, il film sposa l’essenza della sua protagonista non solamente a cominciare dal titolo, ma vestendo un abito stilisticamente incatalogabile. Sarà proprio intorno a questo concetto, intorno all’impossibilità di definire un’identità, un corpo, un’esistenza, che Nimona toccherà i vertici più alti nel raccontare il dramma vissuto dalla sua protagonista. Non tanto, come si scriverà abbondantemente anche per via del grande successo che la pellicola ha ottenuto nella comunità LGBTIQA+, per la presenza di due cavalieri omosessuali al centro dello sviluppo narrativo, quanto perché la rossa fiammante fuori controllo (vero e proprio motore pulsante della vicenda) cova nella sua personalità tutto il disagio e la solitudine di chi non riesce a farsi accettare e finisce così per trasformarsi veramente nella minaccia che il pregiudizio da sempre paventa nei suoi confronti.

Il tema è sempre attuale e potrebbe ricordare, giustamente, quanto veniva raccontato in casa Disney con il riuscito Zootropolis (2016). Eppure Nimona è un film più libero, audace e (perché no?) tamarro di quanto si possa immaginare: un’operazione che non ha paura di costruire immagini nuove, immagini che sfidano lo sguardo del pubblico e lo costringono a domandarsi cosa stia davvero guardando. Un processo, questo, identico in tutto e per tutto alle dinamiche relazionali presenti nella storia. Chi è Nimona? Cos’è Nimona? Il sillogismo è servito: Nimona è Nimona. E viceversa.

Simone Soranna

Simone Soranna, classe 1991, laureato in Lettere moderne. È caporedattore del portale LongTake.it, scrive per la rivista Cineforum, lavora come corrispondente dai maggiori festival internazionali (Cannes, Venezia, Berlino) per Fred Film Radio e ha collaborato come anchorman per SkyCinema.

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