Questo mondo non mi renderà cattivo: tra strategie di promozione e indagini di un sentire generazionale
Non si arresta l’ampia parentesi multi-produttiva di Zerocalcare, alle prese con progetti paralleli alle opere che lo hanno consacrato come autore a tutto tondo nel panorama letterario di questi anni. Solo un paio di mesi dopo la conclusione della seconda mostra Zerocalcare. Dopo il botto (15 dicembre 2022 - 7 aprile 2023, Fabbrica del Vapore, Milano), arriva su Netflix Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie dopo Strappare lungo i bordi (Netflix, 2021).
Non smette di crescere nemmeno l’ampio comparto promozionale, già ottimo e riuscitissimo per Strappare lungo i bordi, grazie a Netflix e a BaoPublishing (che accoglie Zerocalcare sotto le sue ali protettive dal lontano 2011). In particolare, è stato attuato attraverso una massiccia pianificazione e sviluppo di eventi nel corso dei primi mesi del 2023: la pubblicazione di un art book, proiezioni in anteprima a Roma, un teaser trailer a sorpresa mandato in onda su Rai 1 durante il settantatreesimo festival di Sanremo, successivi dibattiti e proiezioni pubbliche, concerti di Giancane (autore delle musiche) con firmacopie di libri, post condivisi e ricondivisi sui social. I lettori affezionati ed esperti apprezzano i vastissimi riferimenti alle sue opere (la serie ricorda molto Scheletri per l’atmosfera cupa e a tratti thriller), nonché quelli riconducibili una certa cultura pop “Millennial”, mentre i neofiti del personaggio sono attratti dalle numerose gag, in primis, date naturalmente dal rapporto con Armadillo, e dal ritmo impetuoso degli eventi che si susseguono episodio dopo episodio.
Serie a sé stante da Strappare lungo i bordi, anche Questo mondo non mi renderà cattivo trasmette un pesante disagio generazionale dello Zerocalcare autore e personaggio, sebbene la serie precedente sia di più ampio respiro e dai toni più scanzonati, con molte digressioni e citazioni diventate poi frasi virali. Tra metafore e ampi modi di dire in linea con il realismo del proprio linguaggio, Zerocalcare svela tutti i malesseri che stanno dentro e che sono più visibili di quanto si pensi: “A noi ce capita de ride un sacco, però non sorridiamo quasi mai. Questa sensazione delle facce morbide, distese con ‘sto sorriso è strana. È proprio diversa da come sta la faccia nostra de solito. O tutta accartocciata perché stamo a ride sguaiatamente così non sentimo i mostri nostri che ce strillano dentro oppure tutta in tensione perché ce rode er culo e stamo a tanto così da fa er botto. Invece tranquilli e sereni praticamente non ce stamo mai”.
Una serenità che non viene del tutto raggiunta, nemmeno nell’ultimo episodio, permeato da una sensazione poco gradevole di pesantezza e di questioni non chiuse del tutto. La linea politica (qui maggiormente affrontata), le problematiche del precariato e della tossicodipendenza e il difficile rapporto con le scelte da prendere in ogni situazione sono concretamente affrontate con lo sguardo di chi umanamente non può né sa dare delle risposte. Con schiettezza, parla di sogni infranti, di strade e di compagnie sbagliate e della consapevolezza che trovare un posto chiamato “casa”può essere impossibile. Ancora una volta Zerocalcare si mette in discussione e non sbaglia, scavando senza preconcetti morali negli strati della complessità umana.