Running Point: la serie di Mindy Kaling tra Sport, Famiglia e Ambizione
Running Point è quello che succede quando osservi il successo di critica e di premi ottenuto da Succession e Ted Lasso tra il 2020 e il 2023 e decidi di seguire quell’onda. È importante specificare, ai fini di questa recensione, che chi scrive ha tatuate sul proprio corpo sia Succession che Ted Lasso, quindi tale osservazione non vuole essere una frecciatina, ma una realtà oggettiva da osservare con un relativo entusiasmo.
La nuova serie di Mindy Kaling (questa volta insieme a Ike Barinholtz e David Stassen) per Netflix, uscita il 27 febbraio, difatti unisce la premessa sportiva di Ted Lasso - anche se stavolta traslata nel mondo del basket, anziché in quello del calcio - alla dimensione famigliare estremamente competitiva di Succession.
I Gordon, una delle famiglie più importanti del mondo dei basket, stanno attraversando una stagione dimenticabile a causa degli insuccessi della loro squadra, i Los Angeles’ Waves, quando il fratello maggiore (Justin Theroux), nonché presidente dopo la morte del padre, ha un rovinoso incidente in macchina. Mentre Ness (Scott McArthur) e Sandy (Drew Tarver) lottano per decidere chi sia più meritevole di sostituirlo, Cam sceglie di affidare il ruolo alla sorella minore Isla (Kate Hudson), da tempo relegata alla posizione di coordinatrice delle iniziative solidali per dare una ripulita alla sua immagine pubblica dopo photoshoot su Playboy e scenate in pubblico.
Isla ha sempre avuto una passione genuina per il basket che è stata soffocata da un padre sempre intenzionato a sminuirla in quanto unica figlia femmina, ma Cam sa che è la scelta migliore per uscire da un forte periodo di crisi. Il mondo dello sport, ma anche più semplicemente l’ambiente lavorativo, non accoglie di altrettanto buon grado la sua nomina a presidentessa, tra la misoginia dell’utente medio di Reddit e i commenti acidi dei giocatori. Mentre tutti dubitano del suo potenziale, Isla procede a testa alta, valorizzando la sua squadra, trovando partner inattesi e riscoprendo l’importanza della sua atipica famiglia.
Ispirata all’ascesa di Jeanie Buss, proprietaria dei Los Angeles Lakers e non a caso produttrice esecutiva della serie, Running Point rientra nel filone di donne ambizione che da sempre affollano le storie di Mindy Kaling (basti pensare a The Mindy Project o Never Have I Ever), ma in questo caso l’idea di girl power risulta abbastanza artefatta. Isla è per la maggior parte del tempo isolata da altri personaggi femminili con la sola eccezione della sua collega e migliore amica (Brenda Song), che diventa con il passare degli episodi un personaggio sempre più marginale e superfluo nella narrazione. Il pubblico non è mai chiamato a dubitare del successo di Isla che fin dall’inizio, nonostante alcune strategie rocambolesche, dimostra di essere all’altezza del suo nuovo compito, ma queste capacità la rendono inetta nella sfera personale. La serie cerca goffamente di inserire nella rivincita di Isla una storia romantica confusionaria, che non ha utilità alcuna per la costruzione del suo personaggio.
Running Point brilla quando si concentra molto semplicemente sul rapporto tra i fratelli (anche se la serie tende spesso a dimenticarsi di Cam, approfittando della sua posizione dislocata rispetto al nocciolo principale), che nel corso di questa stagione è complicato da una nuova sorprendente notizia. La rivalità ma anche il sincero affetto che si legano possono sembrare agli inizi estremamente banali, quasi usciti da uno sketch di SNL che prova a imitare Succession, ma già dal terzo episodio, la serie aggiusta il tiro, trovando per i fratelli Gordon una direzione più adatta.
La serie purtroppo non dimostra mai la stessa ambizione della sua protagonista, rimanendo per tutti i 10 episodi sempre uguale a se stessa, senza cercare di evolversi o di sorprendere lo spettatore. Sceglie la strada spianata per risolvere ogni conflitto non riuscendo mai a generare abbastanza risate da potersi realmente meritare la nomea di commedia. Magari una seconda stagione (un’ovvietà vista la conclusione) potrebbe permettere alla serie di Mindy Kaling di fare un salto di qualità e, perché no, di segnare il canestro della vittoria.