Smiley - L’amore al tempo del web
A Barcellona esiste un piccolo palcoscenico glitterato all’interno del locale Bar Bero, dove tutti hanno il diritto di salire e raccontare la propria storia con sincerità. Sono le storie raccontate in Smiley, commedia spagnola uscita nel dicembre 2022 su Netflix. La serie, composta da 8 episodi, è tratta dall'omonima opera teatrale di Guillem Clua del 2012.
Il titolo, riferimento al linguaggio moderno delle emoji, anticipa quella che sarà una delle tematiche principali, ovvero come il nostro modo di vivere le relazioni sia cambiato a causa della tecnologia. E non si parla solo di whatsapp e di social, l'iperconnessione dei nostri tempi passa anche dalle app d'incontro che permettono di passare da un appuntamento all'altro con molta facilità. Questa è la condizione in cui si trova uno dei protagonisti, Alex, un giovane ragazzo omosessuale alla ricerca di una relazione stabile e profonda. Tuttavia, tende sempre a circondarsi di uomini attratti solo dal suo aspetto fisico, interessati solo a una relazione di una notte. Le cose cambiano quando nella sua vita arriva Bruno, giovane architetto intellettuale, a cui Alex lascia per sbaglio un messaggio nella segreteria telefonica. Da quel momento le vite di Alex e Bruno continuano a incontrarsi e scontrarsi, in un gioco di attrazioni e chimica, nonostante siano due persone con interessi completamente opposti.
Attorno alla loro vicenda vengono raccontate anche le vite dei loro amici e familiari che, in maniere diverse, vivono anche loro le difficoltà di coppia e importanti cambiamenti. Il comune denominatore della serie, è sicuramente l'incomunicabilità, che appare quasi un paradosso in una società dove sentiamo l'esigenza di comunicare tutto. Infatti, la comunicazione attraverso i social o le app di incontro è molto spesso filtrata, e l'interpretazione di uno smiley o di un messaggio cancellato può cambiare il modo di approcciarsi a una persona. Questo problema dà il via a una serie di equivoci e fraintendimenti, che animano la trama con situazioni spesso esilaranti. Non a caso a essere citata nella serie è la commedia regina dei fraintendimenti, ovvero il film del 1938 di Howard Hawks Bringing up Baby a cui si ispira anche la storia d'amore tra due protagonisti completamente diversi tra di loro.
Le otto puntate di Smiley scorrono veloci con un buon ritmo, e non mancano delle ingegnose trovate registiche. Per esempio, l’uso dello split screen per mimare l'affollamento delle app d'incontro, oppure il giocare su due linee temporali diverse cercando di confondere lo spettatore.
Le vicende dei personaggi sono un pretesto per far emergere anche numerosi riferimenti all’attualità e ai profondi cambiamenti che sta attraversando la società occidentale. Come ad esempio le tematiche di genere, d’identità sessuale, la messa in dubbio delle relazioni monogame e in generale del mondo queer.
La vera pecca della serie è il poco approfondimento dei personaggi, che spesso risultano essere molto stereotipati, facendo perdere profondità a una trama di per sé poco elaborata e, spesso, scontata. Ma forse non è giusto chiedere di più a una serie che ci regala otto episodi leggeri e spensierati. Insomma, Smiley non è un prodotto indimenticabile, ma che riesce nell'intento di farci vivere una storia d’amore dallo stile classico con tematiche contemporanee.