True Detective Night Country: soprannaturale e modernità
La sequenza d’apertura di True Detective: Night Country è immersa in un vasto panorama artico: mostra una caccia rituale che ricorda molto da vicino i cerimoniali iniziatici raccontati da Stephen Graham. Gli animali in fuga, però, al segnale del capobranco, si gettano da un dirupo aprendo la strada all’irrazionale. Questo suicidio animale collettivo e la citazione iniziale di Hildred Castaigne (in realtà inventata dalla showrunner Issa López), personaggio immaginario del racconto del 1897 Il Re Giallo di Robert W. Chambers, sembrano ricollegarsi alla prima stagione di True Detective, quella dell’era Pizzolatto, prefigurando un inaspettato ritorno nel regno di Carcosa.
Non accadrà nulla del genere. La showrunner Issa López, chiamata anche per una prossima stagione alla guida della serie, mescola le carte in tavola e, in effetti, True Detective: Night Country è un riuscito amalgama che, per mezzo di citazioni, rimandi intertestuali e simboli esoterici, fa vivere il folclore, la magia delle terre polari e le suggestioni eco-thriller inserendole nello schema classico del poliziesco d’azione, senza rinunciare alle continue strizzate d’occhio alla crime fiction nativa (al posto del pensiero magico degli hopi, raccontati da Martin Cruz Smith in L’Ala della notte, troviamo la “luccicanza” degli inupiat).
La quarta stagione della serie antologica pone il problema del “potere plurimo” analizzato da Barthes che, nell’intreccio multiforme e progressista, si incarna nelle forme di un male tripartito: a uso e consumo del clan maschile; che sottomette i giovani, costretti al sacrificio dei propri ideali o del proprio stesso sangue; celato dietro le ombre di un complotto che trascende la questione di genere, sfiora e investe tutta una serie di attori sociali e contempla oscure strategie di cover up istituzionale.
Il soprannaturale, in True Detective: Night Country, è la cornice in cui si inserisce un profondo dramma corale sul potere – che è, sempre per citare Barthes, un “oggetto politico, ma anche ideologico” - proliferante sotto forma di maschilismo istituzionale o nella prevaricazione etnica sui nativi ritenuti eccessivamente superstiziosi e tenuti a bada dalle logiche cospirazioniste.
Centrando l’attenzione su un microcosmo antropologico chiuso (come era anche tra i detriti e le ciminiere di Vinci in True Detective 2 o nella mente elucubrante di Wayne nella terza stagione), viene meno il continuum esistenzialista, filosofico e reazionario che aveva affascinato gli spettatori della prima stagione con Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Anche i flashback, in Night Country, sono lampi improvvisi che disegnano una circolarità narrativa capace di restituire, sì, una dimensione psicologica dei personaggi, ma attenti maggiormente a creare curiosità, ad anticipare le svolte narrative di una storia che predilige i fatti e le idee rispetto alla centralità dei protagonisti.
La nuova indagine tra i ghiacci si mostra al passo coi tempi, meno maschile, ma non per questo non mascolinizzata - si vedano le due testosteroniche detective impersonificate dalla nevrotica e sboccata Liz Danvers (Jodie Foster) e dalla granitica e tormentata Evangeline Navarro (Kali Reis) – aprendo la via alla ridefinizione di una crime fiction che sposa tematiche differenti e le fa esistere in una (con) fusione di visioni, ruoli e scontri ideologici. In mezzo all’investigazione, infatti, esplodono conflitti generazionali – tra Liz e la figlia – o si assiste alla tragica dissoluzione di nuclei familiari che aprono spiragli di estemporaneo esistenzialismo.
True Detective: Night Country è un’operazione sbilanciata, a volte strabordante e sopra le righe, ma riuscita, perché, grazie a un appeal evocativo, riesce a collocare lo straordinario di una terra misteriosa nell’ordinario della ferinità umana, creando sottotesti politici di un certo peso e d’attualità. Dal nichilismo esasperato della prima stagione, si arriva così a una storia di aggregazione etnica e di genere, raccontata attraverso i frammenti di un passato che vanno a conficcarsi in un paranoia movie immerso in un’atmosfera da sci-fi carpenteriano.