Citadel - Diana: la nuova dimensione transnazionale del franchise televisivo
Creata da Alessandro Fabbri e prodotta da Cattleya, AGBO e Amazon MGM Studios, Citadel: Diana (Amazon Prime Video, 2024) è il primo spin-off nazionale del franchise ideato dai fratelli Russo e avviato da Citadel (Amazon Prime Video, 2023-). Citadel: Diana è, in altre parole, il primo tassello dell’espansione transnazionale di Citadel, pensata sin dall’inizio dai fratelli Russo come elemento caratterizzante il brand. Alla base di questo universo seriale c’è infatti l’intenzione di collegare tra loro storie ambientate in specifici contesti nazionali, ognuna con le proprie peculiarità, ma unite da uno storytelling globale: un approccio che riprende il modello tradizionale dei franchise televisivi, espandendone la complessità in linea con l’estensione globale delle piattaforme streaming.
Tradizionalmente, infatti, i franchise televisivi attuano operazioni di ricontestualizzazione degli schemi narrativi principali, in modo da mantenerne i tratti caratteristici e adattarli ad altri contesti. Ne è un esempio il franchise di Law and Order, che partendo dalla serie originale della NBC ha dato vita a successivi spin-off ambientati in nuovi distretti; ma si pensi anche a CSI – Scena del crimine e NCIS – Unità anticrimine, a sua volta nato come spin-off della serie JAG – Avvocati in divisa (NBC, 1995-1996; CBS, 1997-2005). Il procedural è un genere che si presta bene a queste pratiche di franchising, visto che si caratterizza per una struttura fissa e facilmente adattabile ad altre situazioni. Citadel riprende l’idea di questi franchise televisivi – spostare l’attenzione su un diverso contesto geografico e raccontarvi dinamiche simili alla serie principale – ma abbraccia una dimensione globale.
Citadel: Diana, infatti, si concentra sulle divisioni italiane delle due organizzazioni al centro del franchise, Citadel e Manticore. La storia non presenta evidenti rimandi alla serie principale, ma contribuisce a costruire la mitologia e a dare forma al mondo narrativo ideato dai Russo. Tuttavia, nonostante si inserisca all’interno di un brand di ideazione statunitense, Citadel: Diana è realizzato da un team creativo italiano, che vede Alessandro Fabbri nel ruolo di showrunner e Arnaldo Catinari in quello di regista. Protagonista è Matilda De Angelis, volto ormai noto anche al pubblico internazionale, avendo recitato accanto a Nicole Kidman e Hugh Grant nella serie The Undoing (HBO, 2020). L’intersezione tra il modello americano e quello italiano, nonché l’essere frammento di un franchise estremamente ambizioso, rendono Citadel: Diana un progetto insolito e innovativo all’interno del panorama seriale italiano. L’elevato tasso spettacolare e la componente action sono elementi coerenti con la serialità italiana degli ultimi anni, sempre più ambiziosa e tarata su standard internazionali. Amazon Prime Video si dimostra ancora una volta tra i player protagonisti di questa corrente, dopo la rilettura della serialità crime compiuta da Bang Bang Baby (2022) e The Bad Guy (2022-) e il contributo alla serialità teen dato da Prisma (2022-2024).
Mentre, però, i production values sono decisamente all’altezza delle aspirazioni della serie, la scrittura e la recitazione si rivelano in più occasioni dei punti deboli. Così come la serie principale, anche Citadel: Diana è più affascinante per il mondo che costruisce piuttosto che per la storia che racconta. Seppur, rispetto al suo capostipite, Citadel: Diana sia narrativamente più solida e accattivante, arrivati fin qui possiamo affermare che il progetto dei fratelli Russo continua a intrigare per le sue aspirazioni, per l’idea di mettere a confronto uno schema narrativo con peculiarità ed estetiche nazionali, più che per la sua effettiva realizzazione.
Le parti migliori di Citadel: Diana sono quelle in cui la componente action passa in secondo piano, in favore della costruzione delle relazioni e dei rapporti di forza tra i personaggi e tra gli schieramenti. Le dinamiche politiche tra i vertici di Manticore, assenti nella serie precedente, rivelano ancora una volta quanto il worldbuilding sia più interessante della storia in sé, di quanto i personaggi non riescano a rappresentare un punto di riferimento coinvolgente. Citadel: Diana rimane però una preziosa occasione per la cultura produttiva italiana, per il suo introdurre nelle pratiche di lavoro modelli action e spettacolari tipici della serialità globale. Da questo punto di vista, ancora una volta le piattaforme si dimostrano il territorio da cui emergono con più frequenza e maggiore risonanza narrazioni seriali glocali.
Riferimenti bibliografici
P. Brembilla, Franchise mediali. Industrie, narrazioni, pubblici, Pàtron, Bologna 2023.