Clean Slate: quando l'amore e l'accettazione superano i pregiudizi
In un momento storico in cui il governo americano minaccia violentemente i diritti e anche la stessa esistenza delle persone transgender, anche una semplice serie comedy come Clean Slate appare come un atto di resistenza, dove l’ottimismo della narrazione non è solo uno scudo, ma anche una forza propulsiva capace di trasformare i pregiudizi in una necessaria apertura mentale.
Arrivata su Prime Video il 6 febbraio, Clean Slate rappresenta una delle ultime creature di Norman Lear, uno dei mostri sacri - e qui il termine non è un’esagerazione - della sitcom americana (basti pensare a Arcibaldo, I Jefferson e Giorno per Giorno), prima della sua morte all’età di 101 anni. Seppur Lear figuri solo come produttore esecutivo e i creatori della serie siano Dan Ewen e i due attori protagonisti Laverne Cox e George Wallace, è impossibile non vedere Clean Slate come il frutto della sua eredità e in particolar modo della sua sensibilità, che vede la risata come un collante sociale e un ponte che unisce le mentalità più diverse.
Nella sua essenza, difatti, la serie è un’ode alle seconde possibilità, al cambiamento che può arrivare anche nei luoghi più ancorati al passato. Harry Slate (George Wallace), un patriarca dal cuore gentile che gestisce un autolavaggio in una piccola cittadina dell’Alabama, riceve una mail che gli annuncia il ritorno del figlio, fuggito di casa ormai diciassette anni senza mai guardarsi indietro. Quando apre la porta di casa sua, quell’immagine sbiadita nei suoi ricordi è Desiree (Laverne Cox), una donna che ha trovato se stessa ma che ha visto anche frantumarsi i suoi sogni di gloria a New York. Il ritorno a casa è per lei una scelta obbligata visti i problemi finanziari e l’incontro con il padre in quest’ottica si prospetta più come una necessità formale che un vero tentativo di riappacificazione. L’uomo, tuttavia, nonostante i primi dubbi, accetta presto la transizione della figlia e cerca di ricostruire insieme a lei un rapporto che sembrava ormai perduto.
Se il rapporto padre-figlia rimane centrale al centro della narrazione, attorno a loro ruotano colleghi, amici e vicini, che aiutano i due a riappacificarsi: tra questi brilla D.K. Uzkoukwu nei panni di Louis, il direttore del coro della chiesa che condivide con Desiree l’esperienza di persona queer costretta a nascondersi in una città troppo piccola per poter capire davvero il loro vissuto. Impossibile non menzionare anche la piccola Opal (Norah Murphy), figlia dell’assistente all’autolavaggio Mack (Jay Wilkison) e aspirante businesswoman, che nella serie è l’artefice delle maggiori risate.
Pur essendo per definizione una comedy, l’humor di Clean Slate è sempre e forse troppo misurato, più incentrato su delle singole battute che su situazioni comiche. La serie trova la sua forza quando si concentra sulla crescita dei personaggi e sulla creazione di una famiglia allargata che esce dal nucleo degli Slate per abbracciare tutti coloro che circondano Harry e Desiree. L’amore in Clean Slate è una forza travolgente di cui tutti sono meritevoli, ma anche qualcosa che deve essere conquistato lentamente, superando i limiti interni ed esterni alla propria persona. Alle risate la serie preferisce il conforto, la costruzione di un ambiente sicuro per i personaggi e per il pubblico, che riflette un mondo utopistico ma auspicabile, dove l’amore può vincere ogni pregiudizio.