Miss Italia non deve morire: il lato grottesco della bellezza
Uno degli argomenti più ricorrenti tra le produzioni documentarie di Netflix in Italia è l’analisi di fenomeni culturali e sociali degli ultimi anni: opere come SanPa - Luci e Tenebre di San Patrignano (Netflix, 2020), Wanna (Netflix, 2022), Vatican Girl: La Scomparsa di Emanuela Orlandi (Netflix, 2022) e Il Principe (Netflix, 2023) sono tutti incentrati su fenomeni di cronaca nera e culturali che hanno segnato gli ultimi anni del nostro paese. L’ultima produzione della piattaforma, Miss Italia Non Deve Morire per la regia di David Gallerano e Pietro Daviddi, aggiunge un ennesimo tassello a questo mosaico di cultura pop italiana decaduta.
Il film segue l’organizzazione dell’edizione 2023 del concorso di bellezza, visto da tre prospettive diverse: quella della patron, Patrizia Mirigliani (figlia del fondatore della kermesse, Enzo, impegnata a farla ritornare in auge durante il primo governo Meloni, vicino in teoria ai valori di Miss Italia, e al tempo stesso ad adattare il concorso ai tempi correnti, evitando la totale mercificazione dei corpi delle partecipanti; un personaggio incredibilmente sfaccettato, che avrebbe meritato un film a sé stante), quella degli “agenti regionali” (personalità, quasi tutti uomini, che si occupano delle selezioni in ogni regione, portando avanti il modello vecchio stampo di Enzo Mirigliani) e quella della concorrente Aurora (giovane di Bagno di Tivoli che partecipa al concorso, pur essendo una “bellezza non convenzionale” per i suoi standard, proprio per dimostrare quanto altre idee di femminilità possono esistere). Queste tre prospettive mettono in luce la decadenza di un concorso come Miss Italia, qualcosa che appartiene, per valori e visione di mondo, ad un passato in cui venivano scoperti talenti e future celebrità tramite questo concorso, in cui il vertice della cinematografia italiana, quando ancora era tra le più importanti e influenti al mondo, teneva a partecipare. La regia, infatti, a più riprese affianca alle immagini della Miss Italia 2023, filmati di repertorio che vedono protagonisti Alberto Sordi, Sophia Loren e Marcello Mastroianni: si mettono a confronto due ere diverse, un continuo confronto per il presente di cosa è stato Miss Italia.
La realtà contemporanea inquadrata dai registi è molto diversa da quei filmati d’archivio: la macchina da presa di oggi riprende un mondo grottesco, in cui il concorso cerca di rinnovarsi pur non comprendendo come i suoi stessi valori, oggigiorno, siano rimasti gli stessi. Corpi di giovani donne, dunque, sfilano per città o in centri commerciali, lanciate in pasto agli sguardi affamati degli uomini e delle donne che li registrano coi loro smartphones, mentre gli agenti regionali parlano male di loro, screditando le loro capacità e riferendosi a loro solo come pezzi di carne, apprezzamenti compresi.
Miss Italia non deve morire diventa dunque un titolo fortemente ironico: i registi, infatti, ci mostrano proprio come questo concorso sia già oramai defunto, costretto ad arrancare in un nuovo mondo pur essendo rimasto profondamente indietro nel tempo e nei valori, al netto dei tentativi della patron di migliorarlo. Questo ritratto funereo, lapidario di Miss Italia, sia pure un po’ troppo ambizioso nel suo voler riassumere in poco più di un’ora e mezza un fenomeno così complesso da così tanti punti di vista, riesce comunque a ben inserirsi tra le altre analisi sociali taglienti targate Netflix.