Red Carpet: Vip al tappeto
Dopo essere tornata in America, avevo già bisogno di concedermi un guilty pleasure, qualcosa che mi distraesse e mi facesse staccare dal lavoro, un prodotto da guardare in compagnia. Così ho deciso di dare fiducia a Prime Video Italia e a Red Carpet: Vip al tappeto, il nuovo reality italiano condotto da Alessia Marcuzzi e basato sul format giapponese Red Carpet Survival di Nippon TV.
In sostanza, Alessia Marcuzzi è a capo di un’agenzia di bodyguard composta da alcuni comici italiani. Questi, divisi in squadre da tre, devono scortare il Vip a loro assegnato lungo un percorso prestabilito sul red carpet, fino alla limousine. Tuttavia, sul loro cammino si trovano gli haters: individui con maschere aliene dalla testa gigante, pronti a ostacolare i Vip e i loro bodyguard durante le prove previste a ogni tappa. Red Carpet: Vip al tappeto è suddiviso in quattro episodi di circa 30 minuti ciascuno, perfetti per chi ama il binge watching.
Nel primo episodio, la Vip dinamica, simpatica e giocosa è Elettra Lamborghini, accompagnata dai Branzinos: Antonio Ornano, Brenda Lodigiani e Herbert Ballerina. Probabilmente i tre più seri e meno problematici dell’agenzia, che, tra gag preconfezionate e molte fobie, riescono a portare a termine la missione.
Nel secondo episodio, il protagonista è la Regina della televisione italiana: Cristiano Malgioglio. Con la sua apparizione celestiale, si ritrova a fronteggiare dei bodyguard che, anziché proteggerlo, sembrano metterlo in pericolo. Tuttavia, a lui non importa un accidente delle penalità o di tutto il resto, perché è conscio, giustamente, che il pubblico sarà comunque rapito dalle sue reazioni e dal suo savoir-faire. Gli Ornitorincos – Pierluca Mariti, Awed e Ginevra Fenyes – non riescono a conquistare la scena. Infatti, le loro idee comiche non sembrano adattarsi del tutto a questo tipo di ambiente.
Nel terzo episodio, Valeria Marini più che una Vip sembra un carro armato, mentre le sue guardie del corpo appaiono come pulcini spaventati, del tutto inutili e superflui. I Babbuinos – Michela Giraud, Gabriele Vagnato e Francesco Arienzo – si rivelano una zavorra per la Vip e insopportabili per il pubblico, con gag dal sapore boomer e un’ironia grezza e datata. Infine, nel quarto episodio, due delle squadre precedenti si sfidano per il podio finale, scortando le Vip Melissa Satta e Giulia De Lellis.
Red Carpet: Vip al tappeto funziona esattamente come si presenta: per i nostalgici della Gialappa’s Band, come la sottoscritta, ricorda un po’ i tempi di Mai dire Banzai. Il commento è spesso esilarante e pungente, anche se in alcuni momenti manca di brillantezza, ma, dopotutto, nessuno è perfetto. Nel complesso, Red Carpet: Vip al tappeto, è un passatempo ideale per chi non vuole cercare qualcosa di più impegnativo.
Molte prove risultano eccessivamente semplici per i Vip e, di conseguenza, spesso noiose. Le reazioni dei bodyguard sono spesso esagerate e poco credibili. Come spettatori, non si percepisce né la pressione del tempo né il suo scorrere, il che è decisamente un problema se pensiamo che il tempo è un elemento centrale per determinare la vittoria delle squadre.
In definitiva, non boccerei Red Carpet: Vip al tappeto, ma probabilmente è più una fabbrica di brevi clip per i social piuttosto che un programma da guardare per nella sua interezza. Questo, forse, dipende anche dal tipo di comicità messo in scena. I comici coinvolti nel reality sono tutti noti per i loro contenuti social, e questa loro impronta si percepisce chiaramente: spesso puntano su battute veloci, tormentoni o gag che sembrano pensate per un pubblico online più che per un format televisivo tradizionale. Questo è sicuramente interessante per chi segue gli artisti sui social, ma non si adatta molto bene all’esperienza televisiva che non risulta coerente e quindi neanche efficace.