The Bad Guy Stagione 2: Identità, Potere e Verità
“Ma tu, chi minchia sei?”: si concludeva così la prima stagione di The Bad Guy (la serie italiana firmata Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi e distribuita da Prime Video), con il protagonista Nino Scotellaro alias Balduccio Remora (Luigi Lo Cascio) minacciato dalla pistola del suo acerrimo rivale Mariano Suro (Antonio Catania). All’inizio della seconda stagione, la maschera di Nino pare destinata a cadere: cadrà, infatti, ma a conoscere la vera identità del “cugino venuto dall’America del sud” –seppur in un dialogo colmo di ironia – sarà innanzitutto Teresa (Giulia Maenza), la figlia di Mariano, a cui il nostro si è avvicinato e affezionato negli ultimi tempi. Il legame con la ragazza è uno dei cardini su cui è strutturato questo nuovo ciclo di episodi: con andamento altalenante il loro rapporto si consoliderà in una alleanza per il potere destinata a dare del filo da torcere alle forze dell’ordine, tingendo la serie di un interessante tocco di femminismo (o meglio, di empowerment femminile) nel legare questa e altre donne al tema del potere e alla stessa progressione narrativa.
Se nella prima stagione Nino (arrestato perché ingiustamente accusato di collusione con la mafia) si costruisce l’identità di Balduccio per fingere di essere il bad guy del titolo, in questo nuovo arco narrativo le scioccanti e dolorose scoperte che dovrà affrontare (a cominciare dalle prime scene della stagione) lo condurranno ad abbracciare con convinzione il proprio lato oscuro.
L’identità è il tema principale della serie: non solo perché questa è interamente giocata sulla nuova identità di Nino, ma perché gli sceneggiatori Ludovica Rampoldi, Davide Serino e Giuseppe G. Stasi delineano personaggi complessi, che non si possono incasellare in ruoli definiti. C’è sempre un conflitto tra le varie sfaccettature delle identità dato dai rapporti tra i personaggi che rende articolate le loro stesse psicologie. Mentre nella prima stagione Nino sembrava derogare al proprio codice etico quasi esclusivamente quando doveva difendere i propri affetti (si pensi all’assassinio di Salvatore Tracina per difendere Teresa), la sua lotta volta a far arrestare Mariano sarà ora estesa ed affiancata da quella mirata a scardinare sì l’intera organizzazione mafiosa dei Suro ma anche l’alleanza Stato/mafia, perseguita con mezzi e strategie assai discutibili.
Il motore di questa battaglia sarà il desiderio di capire le motivazioni dei tradimenti operati dalle persone che gli stavano accanto. Anche noi spettatori siamo avvisati sin dall’inizio di stagione dal boss: “La verità: tutti la vogliono sapere ma non tutti la sanno sopportare”. E infatti la verità, nelle sue molteplici forme e conseguenza, si abbatte su Nino e lo divora dall’interno, dandogli da un lato uno sprone per proseguire nella sua lotta (professionale e personale), dall’altra una vera e propria spinta verso una trasformazione radicale di sé, in un’alternanza di momenti in cui tutto, in lui, si estremizza: dal senso etico di un sacrificio in cui dona (letteralmente) sé stesso alla giustizia (la commovente scoperta dell’orecchio “di Fiume”) all’inarrestabile accecamento per la rabbia e il dolore del finale di stagione. Lo stato d’animo del nostro protagonista è ben reso da scene come la brevissima inquadratura con il cane che passa accanto a sua moglie Luvi (al contempo ricordo improvviso e baluginìo di prima comprensione dei fatti) o come l’incontro con la donna dopo l’apprendimento della verità.
Nino non sarà l’unico a scoprire i vari inganni, comunque: anche Leonarda (Selene Caramazza, sempre più arrabbiata) continua le proprie indagini su una sorta di binario parallelo a quello su cui si muove il fratello, avvicinandosi sempre più a scoprire l’incredibile verità che si cela dietro l’arresto e la (presunta) morte di Nino. Il rapporto tra i due si fa dunque paradossalmente sempre più stretto, anche se a distanza: Nino e Leonarda, seppur diversi nel temperamento, sono molto simili nella loro tenacia e caparbietà – oltre che ovviamente nel loro senso di giustizia – e proprio alla sorella svenuta, al termine del terzo episodio, Nino sussurrerà la propria identità, identificandosi non nel proprio nome ma nel rapporto che lo lega a lei.
Non a caso, il finale di stagione vede Nino e Leonarda separati da un vetro semi-riflettente: due facce della stessa medaglia, due modi di ricercare e affrontare la verità.