Challengers: tennis, eros e relazioni secondo Luca Guadagnino

A settembre 2024, Challengers, il successo internazionale di Luca Guadagnino è arrivato anche su Prime Video. Il film, uscito a maggio dello stesso anno, ha rappresentato un punto di svolta per l'immaginario collettivo nella concezione del regista. 

Ricordiamo e conosciamo tutti il celebre Call me by your name, trampolino artistico di Timothée Chalamet e ormai etichettato come “manifesto di Guadagnino”: Challengers è una doccia fredda per chi si aspetta una narrazione da “da qualche parte in Italia” e paesaggi mozzafiato. Siamo in una dimensione temporale precisa, anzi in più dimensioni e nessuna di queste prevede un'atmosfera onirica ed amori impossibili (apparentemente).

La vicenda pare cominci in seguito all'incontro dei due tennisti ed amici d'infanzia Art Donaldson e Patrick Zweig con la giovane campionessa Tashi Duncan, da cui entrambi si sentono immediatamente attratti. La ragazza, durante questo primo incontro si fa oracolo della tematica principale del film: parla del tennis come se ne fosse innamorata, come un rapporto, o meglio, una relazione. Il film è dotato di una particolare forza erotica che necessita della spinta dell'agonismo per uscire fuori, ma la competizione sul campo da gioco e per ottenere l'oggetto del desiderio che pare essere una dinamica instaurata da Tashi stessa, è qualcosa di molto diverso. Se si presta attenzione, si può comprendere che la storia, la relazione principale e protagonista, è proprio quella fra Art e Patrick. Tashi si interseca all’interno di questa relazione e tutto quanto non è che un espediente per metterla alla prova, farla evolvere, crescere, regredire in un continuo boomerang. Nessuno riesce a rappresentare la tensione sessuale in maniera estremamente criptica e al contempo esplicita come Guadagnino e lo fa anche questa volta, rendendo palpabile, ma mai palese, la forte attrazione fra i due sfidanti, amici e amanti. Si potrebbe dire che il film parli di sport, ma parla anche di relazioni, di emozioni, di storie di vita che si srotolano in più “match” e pare non giungano mai a una fine: un'eterna partita in cui i protagonisti pareggiano senza arrivare alla fine del gioco, della relazione, in eterna tensione e in ascolto dell'avversario (o forse del compagno?).

Durante il match finale fra Art e Patrick, dove c'è in ballo per entrambi una questione importante, vediamo i primi piani sulle gocce di sudore e le espressioni tese, stremate, addirittura gioiose e i corpi in tensione, accompagnati da una sensuale moviola e da ritmi techno, quasi spaccatimpani, che vengono spezzati dalle riprese delle teste degli spettatori. Questi ultimi seguono le mosse degli sfidanti, estasiati, tesi e pieni di aspettative su come andrà a finire. Gli spettatori sono esattamente come noi, che invece che a bordo campo siamo seduti e in attesa sulla poltrona di un cinema. Eppure Tashi rimane ferma, il perno e la causa di questo grande film, di questa grande partita e di un legame a tre intessuto, rotto e invisibilmente onnipresente negli anni grazie a un'esistenza portata avanti con lo scopo di “vedere del buon cazzo di tennis”. Possiamo riconoscere che il focus del cineasta per il lato estetico è sempre efficace e studiato nei minimi dettagli, così come l'attenzione posta sull'intensità delle emozioni manifestate attraverso sguardi, espressioni, parole “non dette” e ambiguità. I toni, però, si fanno molto più aggressivi, il ritmo di narrazione incalzante e il sottotono ci lascia sospesi in aria, come la pallina da tennis che magistralmente viene seguita dalla videocamera e diventa occhi, orecchie e punto di vista dello spettatore durante la partita.

Il tennis è intimità: gli sguardi, le urla, il sudore, l'essere pronto a colpire, a ricevere ed anche a distruggere l'altro ed è un mezzo con cui viene illustrata e approfondita la psicologia di personaggi tutt'altro che unidimensionali. Un turbinio di innovazione che ha saputo decostruire alcuni cliché tipici della pellicola con soggetto la competizione sportiva e agonistica che va assolutamente recuperato e seguito attentamente nel suo spirito travolgente.

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