Broken Rage: i due volti di Takeshi Kitano

Veduta di Tokyo notturna. Un uomo anziano, un sicario, entra in un ristorante di ramen vuoto. È lì che riceve i nuovi incarichi: in una busta mandata da un individuo misterioso trova le identità delle persone da assassinare. Ma proprio in questo luogo sarà anche raggiunto da due uomini della polizia, che lo assolderanno per smascherare alcuni dei potenti capi della yakuza, la potente mafia giapponese, in un tentativo di missione sotto copertura. A Beat Takeshi questo soggetto è piaciuto talmente tanto… che lo ha realizzato due (o tre?) volte all’interno dello stesso film.

Presentato fuori concorso all’81ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia con grande clamore di pubblico e critica, Broken Rage è il nuovo film per la regia - oltre che sceneggiatura e interpretazione - di Takeshi Kitano, figura di culto nel mondo cinefilo, autore di film d’autore come Sonatine (1993) e Hana-bi - Fiori di fuoco (quest’ultimo vincitore del Leone d’Oro nel 1997). Al tempo stesso, la fama di Kitano è anche legata alla sua carriera di comico, che l’ha reso originariamente popolare nel suo paese d’origine – qui in Italia, il nome di “Beat Takeshi”, alter ego comico del regista, è legato principalmente al programma televisivo Takeshi’s Castle, game show andato in onda in Giappone dal 1986, e giunto qui in Italia tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta.

E cos’è dunque Broken Rage se non un esperimento nel quale le due diverse anime di Kitano si uniscono e s’incontrano? La prima parte del film, seria e piena d’azione, cozza con un secondo tempo in cui gli avvenimenti vissuti dal signor Nezumi vengono ripresi e stravolti in un continuo ribaltamento comico e paradossale, fatto dell’esagerazione e surrealismo che contraddistinguono l’umorismo nipponico. È proprio in questo forte contrasto tonale che vive e funziona l’intero progetto, non solo come gimmick ironico e giocoso, ma anche come vero e proprio compendio della carriera artistica di Kitano.

Oltre alla dimensione narrativa, Broken Rage rappresenta un interessante tentativo da parte di Kitano di reinventare il linguaggio cinematografico nell’era delle piattaforme e dello streaming. Il progetto, infatti, prodotto e commissionato da Prime Video al regista, rappresenta il tentativo da parte dello stesso di pensare ad un intrattenimento che possa essere fruito su tutti gli schermi che circondano la nostra vita. Proprio per questo, dunque, Broken Rage non solo si presenta con una regia e una fotografia estremamente piatti e basilari – il film, d’altronde, non ha bisogno di un comparto estetico curato e raffinato, soprattutto se poi deve essere fruito su smartphone o tablet: è sufficiente l’idea vincente di sceneggiatura per farlo funzionare - ma contiene al suo interno alcune gag e momenti come la chat del pubblico che interrompe con commenti sprezzanti il film, ma anche il cartello – “INTERRUZIONE PER LA DURATA” – che non possono funzionare bene in sala come potrebbero, invece, su uno schermo fatto di pixel.

Proprio attraverso l’estrema consapevolezza delle pratiche di fruizione moderne del cinema – che presuppone l’accettazione di un nuovo modo di intendere e vedere il cinema, pur con qualche critica sottilmente ed ironicamente esibita nel film - Kitano inventa con Broken Rage non solo un nuovo modo di fare cinema ai tempi delle piattaforme streaming, ma anche un esperimento curioso e affascinante, divertente e di profondo intrattenimento. Così facendo, Broken Rage diventa, nel bene e nel male, il compendio e il riassunto perfetto di cosa  può essere (e in parte già è) il cinema nell’era digitale e dello streaming.

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