Invincible 3: sangue, potere e nuovi mostri

Invincible 3 è tornato. E, nonostante il mare di offerta in streaming, resta una delle poche serie animate in grado di restare a galla, mantenendo uno strepitoso livello qualitativo in termini narrativi e di coraggio nella messa in scena. Invincible, come il fumetto da cui nasce, o la guardi e te la divori tutta insieme, oppure non la guardi affatto. Non ci sono compromessi.
Ripartita su Prime Video con i primi tre episodi disponibili, la serie – figlia del monumentale lavoro di Robert Kirkman e dei disegnatori Cory Walker e Ryan Ottley – continua a presentarci un Mark Grayson nei guai fino al collo. Dopo che il padre gli ha smontato la faccia a forza di botte, è lui stesso a temere di diventare come Omni-Man. E più cerca di evitarlo, più il destino ci gode a sbattergli davanti quella possibilità. Perché è così: più ci convinciamo di essere diversi dai nostri genitori, più ci accorgiamo di assomigliargli. Certo, ci sono eccezioni. Ma sono poche.
A complicare tutto, arriva Oliver, il fratellino. Un’arma a orologeria in un mondo che di bombe ne ha già abbastanza. La sua origine Viltrumita non può portare niente di buono, a meno che non si accetti la loro cinica legge del più forte, dove i deboli devono soccombere nel nome di un bene superiore. Mark Grayson sa benissimo che non può permettersi di sbagliare con lui. Ma il problema è che non ha la minima idea di cosa fare.
E in tutto questo c’è Atom Eve. La sua relazione con Mark vive di incertezze, come ogni relazione vera. Qui non si gioca ai supereroi innamorati che si scambiano sguardi drammatici mentre il mondo esplode. Qui ci si sostiene, ci si capisce, ma ci si manda anche a quel paese quando serve. Come nella vita vera.
Se proprio vogliamo trovarle un difetto, è che la carne al fuoco è tantissima. Invincible 3 ti sbatte in faccia temi enormi: identità, potere, rapporti di forza tra civiltà diverse. E lo fa senza prediche, senza forzature. È anche una riflessione sul significato della famiglia e su quando e come il potere vada usato. Un pugno di temi che lascia storditi, ma senza moralismi e senza sceneggiature didascaliche.

Alla Disney, se vogliono, possono prendere appunti.

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