Hanno ucciso l'uomo ragno: la (ri)nascita degli 883
Il primo ottobre ha debuttato Hanno ucciso l'uomo ragno, la serie italiana rivelazione del 2024, due episodi fuori ogni settimana su Sky, in streaming su NowTv. I registi Sydney Sibilia, Alice Filippi e Francesco Ebbasta dirigono un inno agli antieroi di provincia, agli 'impresentabili', citando l'imbruttito Claudio Cecchetto della serie, e il successo, come per i veri protagonisti della storia, è esplosivo e inaspettato. 1 milione e 300mila spettatori ogni settimana, la miniserie batte il record come il prodotto Sky Original più visto degli ultimi 8 anni. Con questo imperante fenomeno pop tutti cominciano a riascoltare le canzoni del duo al quale è impossibile non affezionarsi, gli album 'Hanno ucciso l'uomo ragno' e 'Nord Sud Ovest Est' si fanno strada rispettivamente al quarto e quinto posto nella classifica di dischi più venduti su Amazon.
Tutti conosciamo almeno una canzone degli 883, ma Massimo Pezzali e Mauro Repetto li conosciamo?
Sibilia, nelle interviste antecedenti l'uscita di Hanno ucciso l'uomo ragno aveva citato i suoi riferimenti nell'ideare la serie: altri fenomeni cult dei 90' come Beverly Hills 90210 e Ovosodo di Virzì di cui possiamo cogliere alcune scelte di regia, come la voce narrante fuori campo di Max come un flusso di coscienza a descrivere o commentare gli eventi come se stesse scrivendo sul suo diario o meglio ancora, una canzone. La combinazione vincente di ambientazioni, costumi e attori riesce perfettamente nell'intento di ricostruire un'atmosfera che va al di là del filmetto nostalgico, della moda del revival e della favola di provincia. I due giovani protagonisti non sono né interpretati da attori trentenni né la rappresentazione affettata e stereotipata di due adolescenti del secolo scorso: sono due ragazzi di Pavia ed anche se lamentano la presenza di solo due discoteche e centosei farmacie, essere di provincia non è la loro intera personalità bensì parte importante della loro identità e, inaspettatamente, sarà la chiave del loro successo.
Il Max Pezzali di Elia Nuzzolo, in cui si rivede il vero Max in espressioni e attitudine, è innamorato della musica punk e di Silvia, la bella e impossibile ragazza italo-greca che indirettamente rappresenta l'inizio della sua carriera musicale, che non sarebbe mai sfociata in nulla senza il suo compagno di banco e di (dis)avventure: il vulcanico Repetto, il motore e la furia creativa del duo, interpretato da un espressivo e affettuoso Matteo Oscar Giuggioli. I due si completano: dove l'approccio più metodico e razionale di uno tiene a bada l'impulsività dell'altro, la tenacia e la voglia di redimersi da un'esistenza mediocre li porterà ad urlare insieme all'industria musicale che “non gliela deve menare” . Dalla tavernetta dove iniziano a comporre dopo la scuola, o saltandola direttamente, alla collaborazione con Cecchetto, all'Aquafan di Riccione, viviamo con loro la provincia confortante della sala giochi 'Jolly Blue', ma anche quella dei genitori asfissianti, del vuoto, della noia, del sentirsi “due Rocky Balboa che non vincono mai e comunque vanno sempre avanti” e viviamo la loro incombente ascesa al successo a cui non erano preparati.
La combo Pezzali-Repetto funziona sullo schermo quanto nella realtà : “Gli 883 erano questo: uno che cantava fermo immobile e l'altro che saltava come un matto sul palco” afferma il vero Repetto in una recente intervista e questo spirito si coglie perfettamente. Lo studio dietro all'interpretazione è curato nei minimi dettagli, dalle esibizioni live studiate e riprodotte in movenze e gesti dei cantanti, anche grazie alla collaborazione di Pezzali sul set, ai balli scatenati e aerobici di Repetto.
La storia di formazione alla vita e al successo non manca di profondità psicologica, senza mai sfociare nel drammatico, narrando attraverso la prospettiva di Max e di Mauro cosa abbia rappresentato per loro arrivare ad essere il gruppo più ascoltato in Italia e delle vere e proprie star.
La scelta interessante di mostrare in particolare in un episodio la stessa vicenda attraverso la prospettiva non solo di Max e Mauro, ma anche di alcuni personaggi secondari come Silvia, si conferma anch'essa vincente perché qui i secondi non rimangono nell'ombra, sono anzi necessari alla narrazione. 'I secondari', 'i secondi', gli underdogs sono il punto di forza di Hanno ucciso l'uomo ragno, i supereroi che col potere dei loro sogni e l'essere indispensabili l'uno per l'altro ce la fanno e non parlo solo degli 883, parlo anche del loro produttore Pierpaolo, agli inizi della carriera, di un Rosario Fiorello in erba, incerto sulle sue capacità, della gelida regina delle nevi Silvia che in realtà è una ragazza spaventata e schiava di molti stigmi sociali della 'Pavia bene' e del migliore amico storico di Pezzali, Cisco, il più punk di tutti, dotato di un realismo e di una maturità particolare, ma stufo di accontentarsi. Tifiamo per loro, ci identifichiamo in loro perché veri, imperfetti, ingenui, semplici e ambiziosi, spaventati e senza vergogna.
Questa serie è dedicata a loro e a tutti quelli che si sentono dei grandissimi perdenti a cui manca 'tanto così' per farcela e vogliono di più. E anche noi vogliamo di più perché la storia finisce 'in media res' coi due protagonisti alle prese con la preparazione di un nuovo album che sarà 'Nord Sud Ovest Est'. Sibilia conferma che sta già lavorando al copione di una possibile seconda stagione e il pubblico non potrebbe essere più entusiasta.