Uonderbois e una Napoli fantastica da riscoprire
«La gente si è scordata che questa città è magica.», così esordisce l’ambiguo personaggio di Clemente (Giovanni Esposito), colui che sa tutto della Napoli sotterranea con le sue mappe e i suoi appunti. Proprio questo è il presupposto da cui parte la forza di questo piccolo gioiellino in sei episodi in streaming su Disney+: Uonderbois. Qui riportato letteralmente così come è pronunciato nella serie che mescola e mixa, in maniera del tutto originale, le situazioni classiche delle storie d’avventura per ragazzi, di stampo Goonies o Jumanji, contestualizzando il tutto in una Napoli “velata” e sotterranea, con i suoi miti, i suoi tesori e le sue leggende.
Come in uno Stranger Things, con più humour e decisamente più mediterraneo, la banda principale che investiga sul mistero principale della serie (l’identità dello “Uonderboi”, basato sul folkloristico “Munaciello” e un fantomatico tesoro nascosto) è formata da un gruppo nutrito e diversificato di cinque ragazzi dodicenni, appassionati di leggende urbane dai sapori legati al soprannaturale. Il simpaticissimo Catello Buonocore porta sempre con sé, infatti, un quaderno scritto a mano dentro il quale sono elencati tutti i posti più stregati di Napoli. A questa prima squadra si affiancano altri due diversi team, quello composto dagli over ventenni già super star dell’attuale rinascimento partonopeo, ovvero Massimiliano Caiazzo (Mare Fuori) e Giordana Marengo (La vita bugiarda degli adulti) che si ritrovano a dover collaborare e a credere nelle capacità e nella passione smisurata dei cinque ragazzini, oltre ad intessere il filo dell’attrazione sentimentale.
Oltretutto, proprio come in Stranger Things, come contraltare scettico c’è la squadra degli adulti, i genitori dei ragazzi che hanno tutt’altri problemi da risolvere, in primis con La Vecchia (Serena Rossi), una sorta di matrona capo-rione che porta sul suo volto i segni di un passato tragico, la chiave di volta del mistero della serie. Per la bravissima e bellissima interprete della villain Serena Rossi, bisogna menzionare il lavoro certosino del reparto make-up che ha operato un vero e proprio incantesimo fisiognomico per renderla irriconoscibile e allo stesso tempo convincente. Gli adulti, così come in Stranger Things, che si trovano precisamente all’altra barricata rispetto ai ragazzi, hanno altre prerogative e per quanto facciano di tutto per i propri figli e figlie, ricollegano la loro viscerale passione per il soprannaturale a delle continue bravate e sciocchezze. In realtà è proprio quella pista, nascosta proprio sotto ai loro occhi, a far progredire le loro storylines e a ricucire tutti i pezzi. Come riporta Antonia (Giordana Marengo) ad un punto della storia: «Noi abbiamo fatto di tutto per ritrovare i ragazzi. A parte credergli». Per ricongiungersi con i ragazzi, scomparsi nei meandri della Napoli sotterranea, le altre due “squadre” dovranno vedersela e affrontare proprio quell’Altromondo (o “Sottosopra”, se preferite) a cui la banda dei “Uonderbois” sono tremendamente affezionati, e finalmente capire e ritornare a sognare.
Tra scene d’action movie in CGI, indimenticabile l’episodio con il coccodrillo, eclatanti colpi di scena da fiaba dark (su tutti lo svelamento de La Vecchia che richiama non poco La Bella e la Bestia), e le inspiegabili abilità fisiche dello Uonderboi che richiama l’atletismo di uno Spiderman che all’interno della serie si scoprirà poi essere una discendenza di supereroi dall’identità segreta che di volta in volta si sono passati il testimone di “Munaciello”. Uonderbois. Il tesoro segreto di Napoli riesce nella sua semplicità in un ambito complesso per la realtà italiana, ossia ha saputo creare, o meglio reinserire, una mitologia appartenente ad un ricco folklore locale facendola funzionare con lo stile e l’estetica dell’opera mainstream. Qui siamo oltre rispetto a Lo chiamavano Jeeg Robot (2015), poiché in quel celebre caso cinematografico ci veniva riproposto e alterato un mito appartenente esclusivamente ad un patrimonio culturale di carattere generale, mentre in Uonderbois ci vengono raccontate cose e mostrati luoghi che possono effettivamente avere posto e fascino per una narrazione pop a tutti gli effetti.
A fare da corollario a tutto questo, guest star e amarcord musicali della Neapolitannesssono ben integrate e calibrate nell’atmosfera della storia,così come la sountrack originale della serie, a partire da O’ Munaciello è turnat di Andrea Farri/Capozanarky. Un brano perfetto per questo ritrovato rinnovamento del fantastico made in Italy (o forse, meglio ancora, made in Naples) nei suoi meandri, nei suoi vicoli, nei suoi sotterranei segreti e nella sua disincantata magia accompagnata dai buoni sentimenti.