Paradise: segreti, famiglia e potere nel political drama di Dan Fogelman
Paradise (Disney+) non è la serie che lo spettatore si aspetterebbe da Dan Fogelman, il creatore di This is Us (Prime Video e Disney+). Passare da uno struggente dramma familiare a un political drama può apparire come una scelta audace, ma Paradise assomiglia più di quanto potrebbe superficialmente sembrare al suo predecessore.
Le serie difatti, oltre ad avere in comune un protagonista (Sterling K. Brown - prima Randall Pearson e ora Xavier Collins), si muovono entrambe su diverse linee temporali, che costruiscono e smontano quanto si sa dei personaggi creando continui (e spesso surreali) colpi di scena. Similarmente a This is Us, anche il primo episodio di Paradise si conclude con una rivelazione che allarga l’orizzonte della serie, stravolgendo quanto si è scoperto fino a quel momento.
Oltre ad occuparsi di due figli piccoli, l’agente speciale Xavier Collins ha un unico dovere: proteggere il presidente degli Stati Uniti Cal Bradford (James Marsden), per permettergli di arrivare indenne alla fine del suo secondo mandato. Quando una mattina tuttavia scopre il suo cadavere, presto si trasforma agli occhi di tutti da angelo custode del presidente nel più probabile artefice della sua morte.
Per avere al suo centro un omicidio, Paradise evita l’investigazione, preferendo guardare all’uomo piuttosto che al cadavere attraverso numerosi (e forse troppo insistenti) flashback. Visto di recente nella sorprendente serie Jury Duty (Prime Video), James Marsden porta sullo schermo un presidente distante dagli stereotipi a cui ci ha abituati la serialità americana: consapevole del suo potere e capace di sfruttarlo ma anche profondamente ingenuo e gioviale.
Senza cadere nel territorio spoiler (anche se nel caso di Paradise è particolarmente difficile farlo), la serie usa quello che altrove rappresenterebbe l’intrigo centrale come un trampolino per arrivare altrove. Sceglie però di non abbracciare mai davvero quel colpo di scena rivoluzionario, lasciandolo trasparire solo quando necessario alla trama e non riuscendo ad affrontarne davvero le conseguenze sociali.
Sotto le sue strane e talvolta futili complicazioni, la serie dimostra ancora una volta che la specialità di Dan Fogelman sono i drammi famigliari e qui in particolar modo, attraverso Sterling K. Brown e Julianne Nicholson (per la sua performance come Samantha Redmond potrebbe facilmente vincere un altro Emmy), esplora un mondo emotivo in continuo cambiamento tra figli e genitori che lottano per proteggere un presente sempre più sfuggente.