Blink Twice: dimenticare è un privilegio

Frida (Naomi Ackie) e Jess (Alia Shawkat) vorrebbero smettere di servire finger food e champagne ai ricchi mentre sfoderano il loro sorriso migliore al solo fine di pagarsi l’affitto, ma le incombenze della vita quotidiana impediscono alle due donne di avere una vita diversa, forse migliore o semplicemente più lussuosa. Durante un galà per un’importante azienda tecnologica, da cui potrebbe dipendere il loro definitivo licenziamento, decidono di sognare per una volta: si tolgono le divise, indossano dei lucenti miniabiti e, camminando goffamente sui tacchi, si intrufolano nell'area riservata al magnante Slater King (Channing Tatum) e i suoi amici, conquistando la loro attenzione e un invito per una vacanza esclusiva sull’isola privata dell’uomo. La leggerezza di quella nuova quotidianità fatta di sole, nuotate in piscina e tanto alcol è sostituita dalla paura più totalizzante quando Jess sparisce e Frida capisce di avere dei vuoti di memoria.

Prima di cambiare il titolo con un più innocuo e generico Blink Twice (Prime Video), il debutto alla regia di Zoë Kravitz si intitolava Pussy Island, traducibile letteralmente come “Isola della vagina”. Si trattava indubbiamente di una scelta più canzonatoria e libera, che strizzava l’occhio all’exploitation movie, ma anche di un riassunto estremamente didascalico e a tratti irrispettoso della trama: l’isola, descritta come un antro sicuro dove Slater King è rinato dopo i suoi crimini passati, è un luogo dove la donna è vista solo come oggetto di cui appropriarsi con tutti i mezzi possibili.

Blink Twice si inserisce in una nuova tradizione di Hollywood, nata in seguito al movimento #MeToo, chiamata per l’appunto #MeToo thriller. Altro non è che un aggiornamento del rape & revenge movie, dove la donna posta al centro, sia creativamente che narrativamente, trova un modo per costruire la giustizia e rivendicare la propria agency dove la società prova ad ostacolarla. Blink Twice sceglie però di problematizzare quel sotto-genere, soprattutto attraverso un finale ambiguo e sorprendente, che modifica la posta in gioco per la sua protagonista.

Disponibile dal 21 gennaio su Prime Video, Blink Twice riporta alla mente Don’t Worry Darling di Olivia Wilde per l’apparente favola in cui le protagoniste si trovano imprigionate, a cui Kravitz, che ha co-sceneggiato il film insieme a ET Feigenbaum (già suo collaboratore per la serie High Fidelity), infonde una profonda brutalità, una violenza a tratti gratuita che viene anticipata da un trigger warning in apertura al film. Blink Twice difatti non opera per metafore o sottigliezze, punta il dito contro gli uomini che, nonostante le accuse, sono stati riabilitati con estrema facilità e ingenuità dalla società e possono tornare impuniti a commettere soprusi. “Dimenticare è un privilegio”, ripete Slater King, ma nel caso di Jess, Frida e delle altre donne che abitano l’isola, dimenticare è una maledizione, una minaccia per la credibilità delle loro denunce

Il debutto alla regia di Zoë Kravitz è un thriller ambizioso, forse eccessivamente citazionista del contemporaneo, che con le sue tinte sgargianti e scelte musicali talvolta indelicate (l’uso di I’m That Girl di Beyoncé rischia di sminuire in un momento chiave del film), seduce e poi respinge lo spettatore, mettendolo in una posizione simile a quella occupata nella narrazione da Frida. Se in sala è stato penalizzato da un’uscita sul finire di Agosto, scontrandosi fin da subito con le uscite cinematografiche veneziane, la speranza è che l’arrivo su Prime Video di Blink Twice possa permettere a un pubblico più ampio di scoprire la singolare audacia registica di Kravitz. 

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